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Intanto il Palavicino, uscito dal castello di Porta Giovia, messo a un piccolo trotto il cavallo, passato per quelle vie bistorte tagliate a sghembo, senza livello, a piani ineguali, che allora venivan tutte distinte dal comune appellativo del Baccio, casupole e catapecchie della più minuta e lurida accozzaglia di plebe, si trovò presto nella vetusta contrada dell'Orso-Olmetto.

Abitava allora la Corte Ducale in Milano nel Castello di Porta Giovia , una parte interna del quale edificio era conformata a sontuosa dimora, siccome si scorge tutto giorno ad onta dei travisamenti, delle mutazioni, delle aggiunte fatte nei secoli posteriori. Poco meno della met

Ma qual fu la maraviglia quando mentre, l'attenzione era rivolta al figliuolo del Lautrec, il marchese Palavicino, circondato da venti gendarmi a cavallo, entrò in Milano e fu condotto al castello di Porta Giovia!

Discesi al piede della gran scala, ventiquattro uomini con torce accese stavano ad aspettare intorno ad una larga botola con aperta cateratta. Tra il palazzo ducale e il castello di Porta Giovia era stata aperta una via sotterranea di comunicazione, la quale veniva praticata ogniqualvolta piacesse al duca recarsi in castello senza mostrarsi al popolo. In questa straordinaria occasione il Morone aveva consigliato il duca ad uscire per di l