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È un dolore ineffabile! rispose. C'è stato un istante in cui mi parve che tutto l'universo perisse assieme con me. Non avevo mai immaginato niente di simile; mi sembrava di dover ammattire. Il lavoro mi ha salvato.... Ne ho quasi rimorso. Perchè?

cotali uscir de la schiera ov'e` Dido, a noi venendo per l'aere maligno, si` forte fu l'affettuoso grido. <<O animal grazioso e benigno che visitando vai per l'aere perso noi che tignemmo il mondo di sanguigno, se fosse amico il re de l'universo, noi pregheremmo lui de la tua pace, poi c'hai pieta` del nostro mal perverso.

Dio, il Caso, insomma quella Forza occulta che regola l'Universo. Amare ed essere amata valgon bene che si tenti il gioco. La baronessa riflettè un momento, poi disse: Grazie! Il dottore uscì dal salotto col cuore sconvolto. Aveva fatto bene? Aveva fatto male? Forse aveva fatto male; ma poteva anche darsi che avesse fatto bene.

La voce di lei sembrava una musica, ammaliava. Sebbene andasse appena pe' sedici anni, le sue movenze eran tutta grazia e disinvoltura, non aveva il solito fare impacciato delle giovanette. poteva rinvergarsi od immaginarsi la più colta ed assennata principessina in tutto l'universo mondo.

Che dee far egli? alto campion contende , che Rodi atterrar non è speranza; Se quinci ne i suoi regni a tornar prende, Quel suo ritorno ha di fuggir sembianza; Fra se diceva: or l'universo attende Quanto mia forza in arme oltra s'avanza, E se col mio furor son van gli schermi, E nel più nobil corso udr

Allor la Morte si va con Dio e l'omo ritorna vivo. E sta' sicuro, Calandro mio, che chi fa questo non è mai, mai morto. Or puoi tu ben dire d'avere cosí bel secreto quanto sia in tutto l'universo ed in Maremma. CALANDRO. Certo, io l'ho ben caro. Ed or saprò morire e rivivere a mie' posta. FESSENIO. Madesí, padron buaccio. CALANDRO. E tutto farò benissimo. FESSENIO. Credolo.

Non ti dar pena, e, fin che sparga i rai Dimane il sol per l'universo, aspetta; Che con la morte d'Ottoman vedrai Farsi di tutti voi degna vendetta. Cotal diede risposta. E quando omai Al mezzo del cammin notte s'affretta che cagion di riposarsi porge, Il vecchio Folco da la sedia sorge.

Grazie, grazie, Angiol mio, de' manifesti Segni di fratellanza! ah , tu m'ami! Tu vuoi condurmi a giubili celesti! Tu in guise inenarrabili mi chiami, Per me paventi della colpa i lutti, E mi sveli d'inferno i lacci infami. Salve, bell'Angiol mio! salvete tutti, Angioli tutelanti l'universo, Perch'egli a Dio suprema gloria frutti!

Alora ella, levando l'occhio per obedire al sommo Padre, vedeva nel pugno suo rinchiuso tucto l'universo mondo, dicendo Dio: Figliuola mia, or vedi e sappi che veruno me ne può essere tolto, però che tucti ci stanno o per giustizia o per misericordia, come decto è, perché sonno miei e creati da me, e amoli ineffabilemente.

Cio` ch'io vedeva mi sembiava un riso de l'universo; per che mia ebbrezza intrava per l'udire e per lo viso. Oh gioia! oh ineffabile allegrezza! oh vita integra d'amore e di pace! oh sanza brama sicura ricchezza! Dinanzi a li occhi miei le quattro face stavano accese, e quella che pria venne incomincio` a farsi piu` vivace,