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Aggiornato: 11 giugno 2025


Beata carta, quanto tu devi tenerti piú felice dell'altre, poiché ella s'è degnata appoggiarci le belle mani! Mentre bacio questi caratteri parmi che baci quelle mani che l'han formati, quella bocca che gli ha dettati e quell'animo che gli ha concetti. MASTICA. Non tanti baci sopra baci; e che faresti a lei se cosí baci l'ombra delle sue mani? LAMPRIDIO. Oh, che parole dolcissime!

FILASTORGO. Questi mascalzoni son forse pari miei? PROTODIDASCALO. Non v'ho detto che iam dudum erano venuti di Turchia e Lampridio gli avea espulsi di casa e non han potuto cambiarsi le vesti? TEODOSIO. Giá l'han preso prigione e non gli è giovato il far credere al capitano ch'io fossi matto. EUGENIO. Ecco, patirá la pena del suo fallire. FILASTORGO. Ecco colui ch'è per rifarvi ogni danno.

SIMBOLO. Poiché sète sazio della sua vista, partiamoci. DON IGNAZIO. Che sazio? Gli occhi miei, in cosí lungo digiuno assetati, nel convivio della sua vista se l'han bevuta di sorte che son tutto ebro d'amore.

SAMIA. L'han fatto femina e ora lo vogliono far maschio. Oggi è il delle tribulazioni sue e delle fatiche mie. E pur, se lo faranno, anderá bene tutto. E presto il saperrò, perché la mi manda ad intenderlo dal negromante; e all'amante prepara di dare di buon denari, come la intende che abbia rifatta quella novella. FANNIO. Hai tu udito de' denari? LIDIO femina. Ho.

DOTTORE. Sappiate, Filigenio caro, che non è brutto il fatto istesso, come il modo con che l'han fatto; perché si son serviti della vostra persona per intermedio della propria furfantaria, e farvi ruffiano di vostro figlio; e se nol credete, potrete or ora vederne l'esperienza, perché lavando la faccia a quello schiavo che avete in casa, diverrá bella, bianca e pulita, e se volete veder piú innanzi, la troverete femina in carne e ossa.

Che sia maledetta tanta ingratitudine che oggidí si vede in questi nostri signori regnare! che, non tosto dai miseri servitori el servizio han ricevuto, che l'han posto in oblio.

30 Non vede il sol tra questo e il polo austrino un giovene bello e prestante: Ruggiero ha nome, il qual da piccolino da me nutrito fu, ch'io sono Atlante. Disio d'onore e suo fiero destino l'han tratto in Francia dietro al re Agramante; ed io, che l'amai sempre più che figlio, lo cerco trar di Francia e di periglio.

Damiano?... ma cosa è successo? E Celso impallidì. Oh Signore! non ho il cuor di dirtelo.... ma, è vero! Ieri.... sulla bass'ora.... L'han preso, l'hanno condotto in prigione. Povera mamma! poveri noi! esclamò il giovine abate; e subito, abbassando la voce: Ma come?... ma perchè mai? Dio lo sa! Ma cos'ha fatto?... Per me, son certa che Damiano non ha fatto nulla di male.

PANFAGO. Ascolta quanto dico. PANFAGO. Poiché costoro han tinto di carbone la faccia a Melitea e l'han fatta comprar da quel buon vecchio e or è in casa sua, andiamo a Filigenio, scopriamogli la veritá; essageraremo il negozio, che arderá di sdegno contro il figlio, porrá Forca in una galea, cacciará Melitea di casa sua per i capegli a bastonate. DOTTORE. Egli nol crederá.

Mi sono affaticato tutto oggi per scapparla dalle mani di Giacomino e dalle trappole di Cappio, fatto venir il padre da Posilipo, mandato uomini alla taberna, fatto cercarla dal capitano; alfin ridotta in casa mia, con nuovi inganni me l'han robbata. Maestro mio, dalle cose da voi dette io non posso in alcun modo persuadermi che voi non siate stato ingannato.

Parola Del Giorno

s'alceste

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