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Aggiornato: 1 giugno 2025
In casa Martelli la conversazione, tanto più se presente don Ignazio, era la cosa più gaia e più spiritosa che si possa imaginare. E, sopratutto, libera assai.
"Bisogna dire pensò fra sè che la cosa a Milano non sia creduta molto facile." Anche il tutore il giorno dopo abbordò la questione del testamento. Don Ignazio, più ancora, del marchese, temeva che l'Enrico si ribellasse alla protratta maggior et
DON IGNAZIO. Egli è possibile, o Simbolo, ch'avendoti commesso che fussi tornato e ben presto, che m'abbi fatto tanto penar per la risposta? SIMBOLO. A far molti servigi bisogna molto tempo, né io poteva caminar tanto in un tratto. DON IGNAZIO. In tanto tempo arei caminato tutto il mondo. SIMBOLO. Sí, col cervello; ma io avea a caminar con le gambe.
²⁶ 3 Marzo 1768. «La casena, ossia baloardetto di Porta Felice, a lato la strada Colonna (Marina, Foro Italico) fu concessa dal Senato ad Ignazio Lanza-Stella, Duca di Camastra, figlio del Pretore Principe della Trabia». Villabianca, Diario della citt
Guerra e Marina, i signori barone Andrea Bivona, Rosario Bagnasco, Pasquale Bruno, Ignazio Calona, Salvatore Castiglia, Giambattista Cianciolo, Emanuele Caruso, Damiano Lo Cascio, Giacinto Carini, Sebastiano Corteggiani, Ascanio Enea, Enrico Fardella, principe Grammonte, cav.
Adesso non potrei, dovessi morire di dolore, aspirare a lei.... Naturalmente! osservò don Ignazio. Non vorrei si dicesse che dopo avere sprecato in tre anni tutto il mio avere sono andato ad attaccare il cappello in casa di mia moglie. Oh per questo sarebbe il minor male! sclamò don Ignazio.
DON IGNAZIO. Signora, io n'ho piú timore veder i suoi lumi turbati di sdegno contra di me da' quali depende il maggior contento ch'abbi nella vita che perder l'istessa vita; e vi giuro per quel cielo e per Colui che ci alberga dentro, ch'amo le sue bellezze come modesto sposo e non come lascivo amante; ché chi ama la bellezza e non l'onore, non è amante ma inimicissimo tiranno.
EUFRANONE. Signore, perdonatemi se mi fo vincere dalla vostra ostinata cortesia: ecco la mano in segno d'amicizia e di parentado, avertendovi di nuovo che non ho dote da darvi. DON IGNAZIO. E ancorché me la voleste dare, non la vorrei: conosco non meritar tanta dote quanta ne porta seco.
Vi fidate de me de danari, argenti e gioie, e non potete fidar parole o secreti? DON IGNAZIO. Ho celato il desiderio del mio cuore in sino alla camicia che ho indosso; ma or son risoluto fidarmi di te, cosí per obligarti a consigliarmi ed aiutarmi con piú franchezza, come per isfogar teco la passione. Ma un secreto sí grande sia custodito da te sotto sincera fede de un onorato silenzio.
Basta basta, don Ignazio, non la mi faccia arrossire ora. Piuttosto le dirò..., caro cavaliere... le esporrò un mio dubbio..., ch'ella potr
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