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Aggiornato: 12 giugno 2025


Eude mi tolse l'elmo... Messere Oldrado! esclamò, e volto a Guidinga tristamente: A lui il bacio: ad Oldrado la ciarpa Ed io non so come si tenesse in piedi: Chi aveva cavallo bianco? domandò la fanciulla dolorosissima. Adalberto ricevette il bacio... Era bellissimo il giovane: era bellissima la giovinetta! Io, sposo, non potevo che piangere!

E Guidaccio anche lui suonò su quella scalea di Ugo, quando c'era ancora, più arcigno di questi, il suo padre Oldrado, che fu quello, sapete, il quale aizzò i suoi servi contro l'araldo che bandiva le giornate d'armi, che quelli a vespero spalancarono usci e finestre, e mostrarono scuri da boscaiuoli fra certe manacce rabbiose! Rammentate la storia di Guidinga. Gesummaria!

Guidinga guardò il suo volto e il mio!... Guidinga bestemmiò a me condannato il corpo di lei, ad Adalberto benedettamente dedicava tutta l'anima!.. Ci sposammo, ma, se a vece della ciarpa a toccare il petto dalla parte del cuore, a vece della corona di fiori d'arancio sul capo, ella avesse dato a me tante stoccate, io a lei una corona di spini, noi avremmo offerto a Dio la espiazione delle nostre peccata!

Ugo, sono qui avvinghiata a te! Nessuno può rompere questo nodo fatale! Nessuno? E chi ti dicesse chi io sono? Nessuno! E nessuno lo può dire perchè tu sei Ugo! Io devo dirlo. Sono vinto e vituperato. T'amo! Scomunicato e fuggente. T'amo, e sono tutta tua! Perchè m'ami? Che t'ho fatto per condannarmi così? Ed io che t'ho fatto? Ricordati Guidinga. È così disperato l'amore! Chi ci resiste?

Oh come pregava Imilda in tutti i momenti! Madonna del cielo, non dovevi mandarmelo! Sarei morta su i tuoi gradini e tu mi avresti dato il paradiso! Non avrei conosciuto l'inferno in questa vita! Amare come amo io! Come volle Dio che amassi!... E non so nulla di lui! E non oso domandare di più.... Ma è questo l'amore?... E che mi disse egli perch'io abbia diritto ad amarlo? Che fece! Vinse il fuoco!... E che era morire a confronto di questo vivere? Ugo, Ugo cavaliero, Ugo infelicissimo! Perchè non vieni? Forse che t'hanno ucciso? Forse che m'hai dimenticata?... Ucciso!... Chi può avere alzato la mano su di te?... L'anima mia non sa combattere l'incertezza tremenda! Così disse: "Sono il figlio di Guidinga!" E chi era Guidinga? Un'innamorata? Ma ella forse fu un angiolo. Io sono condannata in questa vita e nell'altra.! L'amore cominciò tra le fiamme, e tra le fiamme inestinguibili sar

Il sommo pericolo! Arrenderci? Il vitupero di mia schiatta!... Guidinga udì quel nome, e nel delirio proruppe: Adalberto! tu vieni a togliermi da questo inferno! Invocava il nimico, ed io aspettavo da lei uscisse o un bambino un destinato ad ascoltare il testamento del padre, o una bambina che avesse a dare ai figli col latte il veleno dell'odio! Ringhiavano le trombe al di fuori.

Noi due avversari, scavalcati, ci demmo la mano, poi a paro venimmo sotto al palco di Guidinga. Ella mosse incontro al mio compagno: egli si levò l'elmo... Era messere Adalberto!... Guidinga sorrise! Eude mostrò grandissima sorpresa, e domandò: Ma chi aveva cavallo, bianco? -Lo sposo mio! affermò vivacemente la donzella, e di nuovo sorrise ad Adalberto, come ad un arcangelo.

Inconscia di tutto, melanconica o gaia, cupida di fantasìe ultraterrene, Guidinga conosceva non l'amore, ma l'irrequietudine, e questa la sospingeva, la sospingeva nei voli del desiderio... Dove aleggiava, sorradendo giardini dalla eterna primavera, la sua mente desiosa? Chi è il mio sposo? domandava la gentile al padre, varcando il mio ponte.

Adalberto aveva veduto una sola volta Guidinga, ad una caccia, nei lontani monti di lei, quand'ella era a fianco di Eude: ma una sola volta bastò per aizzare nell'anima maledetta una passione così rovente e rodente di desideri, che il cavaliero ghignò di volerla un giorno nelle sue braccia!

Ascolta, figliuolo. Come l'amai! Oh madonna Guidinga! Ella fu dell'invitto Eude, il quale, conducendola sposa a questo castello, con lieto seguito di baroni, annunziò il suo gaudio nel proclamare che la diletta usciva dal portone degli avi per entrare grande signora in quello di un cavaliere di Lanciasalda. Eude dall'anima altera e fatta audace colle lotte sostenute per conservare la sua indipendenza dalla rapacit

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