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Aggiornato: 2 luglio 2025


Non risposi. Eravamo seduti a qualche distanza l'un dall'altro ella sul divano, io sopra una seggiola a bracciuoli tristi entrambi e muti. Fece più volte atto di rivolgermi la parola, ma si pentì e si rattenne a mezzo ogni volta; ruminava in mente qualche cosa, levava il capo per guardarmi, e come io mi accorgeva dei suoi sguardi, li rivolgeva ancora al suolo e ve li teneva fissi gran tempo.

Siamo al gran giorno. Per un po' lottò contro la ricordanza, cercò di ringraziarmi dei regali, anzi mi rimproverò perchè eran troppo belli... non stava bene.... mi fece sedere davanti al caminetto, s'inginocchiò a ravvivare il fuoco, ma il dolore fu più forte del coraggio e scoppiò in un tal pianto, poverina, che io mi alzai, aprii la bocca, alzai una mano, e stetti incapace, come un merlo, a guardarmi nello specchio, sopra le gambe che tremavano, tremavano, Gesù d'amor acceso!

Il babbo sta bene? Benissimo. Tu?... Benissimo. Hai qualche cosa da raccontarmi? Non saprei, Zaeli, non saprei... ah ti prego, non guardarmi così! quando ti dico di non aver nulla! Bimba, bimba! fece l'avvocato, considerandola e minacciandola col dito. Non farmi misteri, veh! sai ch'io vivo in te, e se non ti vedo quieta, m'inquieto anch'io...

Non ebbe una parola un sorriso e continuò a guardarmi come prima. A un tratto mi prese il braccio a due mani e mormorò, sempre collo stesso sguardo: Non ingannarmi mai. I nostri due compagni dormivano; mi chinai e baciai con tutta l'anima la diletta moglie mia che non intese, stavolta, il senso del mio lungo bacio e tornò serena, si appoggiò ancora alla mia spalla, sorridendo!

C’era nell’aria una vampa calda, una esagitazione voluttuosa, un acre odore di carne tormentata e ferita. Ella sentiva tutto ciò, e sentiva il mio desiderio vivere intorno alla sua bellezza come un respiro lento e caldo che avvolgesse la sua pelle incipriata. Ogni tanto, senza guardarmi, abbassava il capo e serrava gli angoli delle labbra con un sorriso pieno di femminile ironia.

Uscii da quel ballo uno degli ultimi, conservando ancora in tutta la persona un residuo di profumo avvelenatore, e nel cervello vivissima l'impressione dei corpi femminili ignorati. Albeggiava lividamente e faceva un terribile freddo. Non avevo bisogno di guardarmi intorno per sapere come agissero gli uomini che avevano avuta la mia rivelazione, tosto o tardi.

Io, dietro di lei, passandole, sul morir del giorno, i fiori dopo i coriandoli, l'osservava con inesplicabile tristezza; ella gettava i fiori febbrilmente, con un sorriso rigido sulle labbra. A un tratto, mi porse ancora le mani, senza guardarmi, perchè vi mettessi altri fiori, e indugiando io, Lidia si rivolse, vide i sacchi e le ceste vuote: Finito! ella esclamò, scrutandomi negli occhi.

ATTILIO. Tanto piú dovete manifestarlomi, accioché possa guardarmi da lui. EROTICO. Fareste ben a farlo, perché è ragionevole e debito vostro. ATTILIO. Come si chiama? EROTICO. Attilio. E voi sète quello che mi tradite e assassinate, e mi fate il peggior officio che possa farsi; e avete un gran torto.

Fu preso da un nuovo sussulto di pianto. Oh, avevo ben ragione di guardarmi sempre attorno con paura, di sentirmi qui in un continuo spavento!... disse Diana. Dammi quella lettera, Jacopo Scovazzo.... antico grassatore.... condannato a Ancona e che sfuggisti a una parte della tua pena....

Siccome i pochissimi viaggiatori erano tutti sotto coperta, compresi gli Steele, e sul ponte non eravamo che Violet e io, così la bellissima signora si mise a guardarmi come sua preda e trastullo di viaggio, tanto più di proposito, credo, quanto più si capiva ch'ero legato alla mia vicina. Quella fu la prima e l'ultima volta che vidi Violet tocca da un'ombra di gelosia.

Parola Del Giorno

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