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Nancy sedette rigida e stupefatta con la lettera e i cinque biglietti da cento dollari in mano. Aldo non sarebbe tornato! Non tornerebbe più. Le aveva lasciate sole, lei e Anne-Marie; sole ad affrontare la vita. Tutto quel giorno Nancy portò il suo cuore freddo e greve come una roccia nel suo petto delicato. Quando fu notte andò nella camera di Aldo. Si guardò attorno.

Si era in aprile e nel teatro senza apertura si appesantiva un'aria calda e greve; i lumi a petrolio fumigavano un poco; per l'atmosfera della sala lunga e stretta si diffondeva una leggiera nebbiolina; i monelli del lubbione avevano tolta la giacca ed erano rimasti democraticamente in maniche di camicia; la platea si vuotava e nei corridoi angusti girava l'acquaiolo, annunziato dalla monotona voce e dall'acuto odore di anici.

Invece, stanco, abbattuto, vi si abbandonò anima e cuore, come a un conforto, come alla sua ultima speranza. Successe un lungo silenzio fra i due giovani. Sandro fissava la signorina ostinatamente, cogli occhi torvi, pallido, e col respiro greve, affannoso.

Era Angelin d'una statura grande, e grosso e molto greve nella pancia, magno conoscitor delle vivande, che le gustava sudando la guancia, e in tavola voleva altro che ghiande; anzi dicea tutta quanta la Francia, parlando di chi fa mensa piú buona: Angelin di Bordea porta corona.

Ufficiali austriaci, vomitanti grondaie, voi meritate che finalmente io lasci cadere su voi il Santo Padre, fetido sterco nero e greve, caldo uscito dal mio sfintere di grande uccello d'Italia!... Cercate di riceverne un po' in bocca... Potrete nutrirne l'anima vostra fino alla morte estrema della vostra razza!

Ma la bambina non pareva più ammalata, e rideva vedendo sgocciolare il sangue nella tazza. Certo passò del tempo. Le gocce cadendo nella tazza ormai piena davano un altro suono, mentre la mammella vuota si allungava sempre più dolorosamente sulla rosa greve di sangue.

Ond’ io: «Maestro, , qual cosa greve levata s’è da me, che nulla quasi per me fatica, andando, si riceve?». Rispuose: «Quando i P che son rimasi ancor nel volto tuo presso che stinti, saranno, com’ è l’un, del tutto rasi, fier li tuoi piè dal buon voler vinti, che non pur non fatica sentiranno, ma fia diletto loro esser pinti».

Sua moglie?... Sua moglie?... Era fissato! Non c'era più verso di tornare indietro! E Nora?... Nora, colle guance accese e l'occhio fisso, a che cosa pensava? Essa guardava quell'uomo che le stava vicino, assonnito, col respiro greve, l'occhio imbambolato.... il sigaro spento fra le labbra.... .... E tutti i giorni, tutte le sere sarebbe stato così? Sempre con quell'uomo?... di quell'uomo?

Allora il Palavicino, irrigidito nella stessa sua greve pelliccia, provava quella sensazione del silenzio universale, tanto particolare in un'immensa pianura, quando la densa massa della neve par che chiuda ogni adito ai suoni della natura, e dia uno squallore particolarissimo, anche a que' rumori ch'ella non può far tacere.

La sola noia del luogo erano le mosche delle mosche grosse come quelle che vivacchiano intorno ai letami delle mosche pesanti che aleggiavano con un ronzìo greve, che parevano sonnolente anche nell'aria, che si fermavano sul nostro naso, sulle nostre orecchie, sul nostro collo, sulle nostre labbra, sulle nostre mani, senza paura di essere schiacciate dalla nostra collera.