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Aggiornato: 13 giugno 2025


Siete matto? esclamò San Giustino. Una corsa eterna che sarebbe a Torino domani alle sette pomeridiane... Via, non ci pensate nemmeno... meno... Partirete domani sera... Anche se non ci sar

Ora San Giustino Ministro voleva dire Alberto Varedo sottosegretario di Stato. Questi poi, come a guadagnarsi le spalline, era inscritto fra gli oratori nella prossima discussione, e ruminava un discorso destinato a consolidar la sua fama d'oratore dotto e facondo.

Le donne, caro amico ripigliò San Giustino, certi riguardi non li capiscono... Io ho avuto la disgrazia di perder la mia ancora giovane e la ricordo e la rimpiango... Credo tuttavia che con lei la mia carriera politica sarebbe stata troncata a mezzo... Quello che mi ha tempestato di lettere e di dispacci una volta che la nostra primogenita ammalò di morbillo! Pareva che una catastrofe fosse imminente... Io ebbi la debolezza di darle retta; abbandonai la capitale, piantai in asso il Parlamento, gli uffici, due commissioni che dovevo presiedere, corsi in Toscana nella nostra villa e trovai la mia figliuola gi

Che buon vento? disse San Giustino. S'erano lasciati da due sole ore, dopo un lungo colloquio in una delle sale di Montecitorio. Non è un buon vento, pur troppo replicò Varedo. Oh, oh!... Qualche cattiva notizia di casa vostra?... La bambina s'è aggravata? I conoscenti di Alberto sapevano che la sua figliuola era inferma. Mi arriva questo telegramma. Leggete.

Nulla vi dirò di me. Sarebbe troppo duro rammentare quello che io provai, dinanzi a tale complicazione nel nostro amore. Ricordo solamente di essere trabalzata, in quei tempi, dai sentimenti più limpidi, alti e luminosi, alle vittorie della passione più oscure e più contristanti: ricordo che io ho sentito, per Giustino Morelli e per me, insieme, il disprezzo più profondo e l'ira più cieca.

Alberto s'arricciò con le dita le punte dei baffi e disse in tuono gelato: Come crede.... A ogni modo, mi fa oggi quelle commissioni. Vado e torno col danaro rispose Bardelli che non vedeva l'ora di troncare il colloquio. Preghi l'ingegnere Aldini di passar da me gli gridò dietro Varedo. E prese a rileggere il telegramma di San Giustino il cui tenore lo consolava del rifiuto dianzi subìto.

Ma no, ma no insisteva San Giustino non potete partire che domani sera. Era una bella notte estiva, un po' fresca come sogliono esser le notti di Roma. I due camminavano frettolosi; solo quando furono sul Ponte Sant'Angelo rallentarono alquanto il passo.

Benchè si fosse ancora in piena Maremma, l'onorevole abbassò i vetri del suo finestrino, mise fuori la testa, guardò il cielo stellato, sentì, o credette sentire, la voce del mare, sentì il mormorio dei cipressi carezzati dal vento; indi richiuse di nuovo la finestra, e stette raccolto nel suo cantuccio cercando di rievocare il suo trionfo di ieri, le congratulazioni, gli applausi, rimuginando le parole dettegli quella sera stessa da San Giustino: Meritereste un portafoglio.

San Giustino salutò cortesemente Diana. Ci abbandona? La bimba è stata poco bene e la riporto a Torino. Mia moglie soggiunse Varedo ha i vecchi pregiudizi contro l'aria di Roma. Non creda... principiò San Giustino. Ma i due cocchieri fecero segno che non era possibile rimaner fermi in quel piccolo spazio, e le vetture si rimisero in cammino, ciascuna dalla sua parte.

La politica a base di puntigli e dispetti, le guerricciuole meschine non piacciono neppure a me replicò Alberto Varedo. E poi non giova esasperare i nemici che non si possono spegnere. Chiacchierando così, ritornarono sui loro passi. Di San Giustino accompagnò Varedo fino all'albergo di Santa Chiara.

Parola Del Giorno

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