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O me sopra tutti gli uomini felicissimo, s'io possedessi un tal tesoro! CAPPIO. Che ordinate che si facci? GIACOMINO. Or che l'assenza di mio padre ci porge la commoditá, vuo' che subito vadi a Salerno.

Avrebbe dovuto subito, fino dalla prima sera, obbligare Giacomino ad andarsene a letto, proibire il Dal Verme, proibire le lezioni di scherma di monsieur Richard, le passeggiate a cavallo di Gladiator... proibire le spagnolette, le ostriche, il cognac, la omelette soufflée!

Per tutto il giorno dopo il brav'uomo fece il muso lungo con Giacomino, modi bruschi, poche parole condite col voi a tutto spiano; cercava insomma di imitare la cera ed il far

LIMA. Senza cena e senza sonno non abbiam mai chiuso occhi per timore. PEDANTE. Limoforo, secondate a favorirmi, ché «melius est non incipere, quam ab incepto turpiter desistere». LIMOFORO. Voi entrate in casa mia con le donne e riposatevi, mentre noi andremo attorno col capitano a prender Giacomino che, secondo m'ha referito Lardone, egli è stato l'autore dello strattagemma.

GIACOMINO. Padre, per questa disubedienza che ho fatto in aver preso moglie senza vostra ubedienza, l'emendarò con una continua osservanza di servitú e di amore fin alla morte; e il medesimo a mio suocero: ma tanto piú grande quanto meno conosco di meritarla. GIACOCO. Iacoviello mio, co ssa mostra d'affezione e con cheste parole nzuccarate, m'hai addociuta la collera che m'avea nzorfato lo core.

Intanto... quella cattiva se ne andava e Giacomino rimaneva. Non avete un soldo? rispondeva Giacomino ai lamenti di Temistocle e di Gian Maria. Cinquanta dire ve le presterò io, stasera. Infatti, non dando all'orefice, come al cameriere, più di cento lire in acconto, poteva benissimo, senza incomodo, usare quella cortesia ai fratelli.

PSEUDONIMO. Non bisogna rammentarmi i benefici, tanti prieghi tante parole, di forza che mi spingano piú degli oblighi che vi debbo. GIACOMINO. E sempre dove conoscerò servirvi, ancorché v'andasse la vita, non mancarò mai. PSEUDONIMO. Queste vostre tanto amorevoli offerte le pagherò ben io con piú efficaci operazioni.

GIACOMINO. Ed io troppo torto farrei all'infinito tesoro delle sue qualitá, se cercasse altra dote che la sua persona: poco o nulla è la mia qualitá al suo gran merito. GIACOCO. Ti dico che ne zeppolie ssa bona dote, che è autro che bellezzetudine.

GIACOMINO. Io fo un dolcissimo banchetto agli occhi miei e godo di quei cibi ch'ho desiato longo tempo; di quei cibi che non producono terra, acqua, aere e cielo.

La cavallerizza?... La generalessa? esclamò Giacomino con una gran risata, sciogliendosi vivamente dalle braccia del babbo.