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Aggiornato: 10 giugno 2025


Ai 20 di gennaro del 1646 nella ducea Francesco Molino fu sostituito. La guerra sotto il principato di questo Doge con esito incerto e dubbioso infierendo, e piena la mente di lui della triste condizione de' tempi, non lasciò di manifestarlo nelle nove Oselle da lui distribuite. Figurar volle la Repubblica ad una nave agitata dalle onde, ma illuminata da un celeste lume. Ne' sei primi anni riprese nei diritti delle sue Oselle l'antico solito conio con le parole intorno: [SC[S. M. VEN. FRANC. MOLINO. DVX.]SC], e nell'esergo [SC[I. A. B]SC]. cioè Giovanni Alvise Battaja. Nel rovescio poi dell'anno primo fece coniare una galera in mezzo alle acque, e sulla cima dell'albero di maistra una fiammella di felice augurio col motto intorno: [SC[FVLGET. INTER. FLVCTVS.]SC], e sotto [SC[ANNO. I.]SC] ([I[lett.]I] a). La guerra maggiormente inferocendo nell'anno secondo del suo ducato a grave danno de' Veneziani, i quali però non si smarrirono, ma presso i principi cristiani con lettere dirette al Pontefice, all'imperatore, ai re di Francia e di Spagna la situazione delle cose rappresentando, di ottenere tentarono qualche soccorso per la difesa di quel regno, il quale, caduto che fosse nelle mani degli Ottomani, potea aprire a questi barbari la porta per entrare negli altrui Stati più esposti al nemico furore, nel mentre ch'eglino stessi con nuovi apparecchi militari di rimettere il perduto procurarono. Egli è perciò che nel rovescio delle Oselle di questo secondo anno rappresentò la galera dalle acque burrascose quasi sommersa, rilucendo però sempre più viva la fiamma sull'albero, quasi indicando, che, nei maggiori pericoli, maggiore era il coraggio da cui il pubblico spirito animato veniva, ripetendo lo stesso motto con l'[SC[ANNO. II]SC]. ([I[lett.]I] b). Le variazioni portate nelle inscrizioni delle Oselle negli anni terzo, quarto, quinto fanno successivamente conoscere, che le cose della guerra ad essere meno sinistre incominciavano, e per i fatti nella Dalmazia avvenuti, e per essere stato risolutamente respinto l'assedio posto alla citt

Da Capo Bianco ci avanziamo sui pendii dolci dei colli. Il paesaggio Sabino si spiega dinanzi agli occhi come un gran panorama di montagne di alto stile, verso cui sale una maestosa distesa di campi, di colore violetto nella lontananza, sulla quale si può seguire collo sguardo il volo delle aquile del Lazio. Si erge presso la possente piramide di Monte Gennaro sopra Tivoli; a destra i monti Prenestini, i monti Volsci, e le belle alture di Frascati, tutto soffuso di un tenue color di giacinto e piene d'una maest

A Parigi, poi, il conte Gennaro s'invaghì degli studii medicali, trovandosi in contatto con i grandi spiriti della Francia dell'epoca che era ancora la Francia dell'Enciclopedia e di Voltaire. Infine, e' prese servigio, come medico, negli eserciti dell'Impero e seguì la stella di Napoleone, a traverso l'Europa.

Andiamo a chiederglielo, disse Gennaro. E senza por tempo in mezzo, andò da Giovanni a chiedergli la mano della figlia. Il giovane era forte e aveva voglia di lavorare, e Giovanni non seppe trovar altra risposta che questa: Se vi piacete, pensateci voi; io non ho nulla in contrario. E così combinarono, e Carmela si sentiva contenta come una regina.

'O quarantuno a morte. Si mme riesceno cierte revulette ca sto facenno, te voglio fa vedé io chi è don Gennaro. Tiene mente cc

Gli eventi incalzano. Re Ferdinando ottiene una vittoria in uno scontro coi Francesi, ma i Napoletani pei Palermitani son tutti giacobini, compreso lo stesso loro S. Gennaro: la vittoria non è dovuta a questo Santo, ma a S. Rosalia, patrona di Palermo, alla quale il Re dev’essersi caldamente raccomandato.

Si preparava egli le gioie della famiglia e' ch'era solo, i due piedi volti alla vecchiezza? Ordiva egli disegni infami su quella pura creatura? Per spiegare il pensier del dottore è mestieri da prima di meglio conoscerlo... Vi dimandiam dunque l'onore di presentarvelo. Il conte Gennaro di Nubo. Il conte Gennaro di Nubo era il fratello cadetto del fu principe di Nubo di Napoli.

E fosti anche tu quella che ci portava sempre il pesce, e pensava a noi? È stato chi è stato, e non se ne parli più; il babbo vi perdona, ed è contento di ritornare con voi; andiamo. E le trascinò fuori, fino in fondo alla strada, dove Giovanni e Gennaro l'aspettavano. Ecco, babbo, oggi tutti devono esser felici, abbraccia la mamma e Graziella! Poi presentò il suo sposo.

Giovanni disse a Gennaro, scotendo il capo: Graziella è giovane, e se ne far

«Baiardogridò Marino: che precorse Manfredi sotto il castello. Fu sentito un cigolío di chiavacci, un aprire d'imposte, un montare di balestra, e una voce tuonante, che domandò: «Chi viva?» «Viva Svevia, e San Gennaro: cala il ponte, Baiardo; son Marino

Parola Del Giorno

s'alceste

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