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Aggiornato: 11 giugno 2025


Rivenne quegli a quell'umor vivace, E le languide labbra alquanto aprio; Aprì le labbra e con le luci chiuse Un suo sospir con que' di lei confuse.» «Sente la donna il cavalier che geme: E forza è pur che si conforti alquanto.

P arlava il vecchio lacrimando forte, E poi le labbra cosí chiuse, ch'egli N on mai piú volse aprirle; ma co' gli occhi I n un parete fissi, geme e piagne T anto che fece l'ultimo sospiro. V attine al ciel, alma d'ogni ben carca! S'udí una voce dir vanne felice!

Rispuose a me: <<La` dentro si martira Ulisse e Diomede, e cosi` insieme a la vendetta vanno come a l'ira; e dentro da la lor fiamma si geme l'agguato del caval che fe' la porta onde usci` de' Romani il gentil seme. Piangevisi entro l'arte per che, morta, Deidamia ancor si duol d'Achille, e del Palladio pena vi si porta>>.

«Quando voi vedete qualche straniero indicarvi le nostre piccole lotte di oggi, le gare personali, lo scetticismo larvato di una classe dirigente che ogni scende, e il potere essere conteso fuori delle idee, fuori dei metodi oggettivi, innanzi a un popolo che paga, vota e geme; quando vi si dice che qui il sacerdote è senza Dio, la cultura senza educazione e il cittadino senza obbiettivo pubblico, per concludere che una nazione nata ieri è oggi senza giovinezza, levatevi e costringetelo a voltare la faccia verso Pisa, dove Mazzini muore».

È sera. Il cielo al suo cobalto mischia il nero: addensa la tinta: taciono i monti e si aggravano sulle valli: non stride un grillo, non geme un uccello, ma solo rombano i torrenti. Io guardo le cime e mi domando: Se dovessi ancora salire lassù nel tenebrore? Una notte tra i faggi e le balze? Senza provvisioni? e cammino tacitamente e spio il volto della ragazza, che di rubicondo e sanissimo, s'è fatto freddiccio e violaceo: fiori ed erbe e sassi e ruscelli sereneranno tranquilli: alle stelle mi sento quasi tentato di dire: A che vi affollate in questa zona di cielo? Non vi è pupilla che vi contempli, non v'è dolore, non v'è amore! .... Sfilano le vacche, ciondolando i campanacci e smottando il terreno: le conto, una, due, quattro, sei.... Non le conto più: ascolto dei sospiri gravissimi, dei fruscii, delle note sorde: non è il dodòn, dodòn, no, ma un tardo addio. Si sbandano ancora le caprette, ma trottando, quasi paurose di slontanarsi dalla torma: ballonzano pesantemente i montoni, come cose balorde: segue il mandriano con un fascio di radiconi sul capo.... Si vorrebbe udire un suono di campana benedetta, vedere un cimiterio, passare innanzi a un'osteria dal focolare vampeggiente: insomma accorgerci del massimo beneficio degli uomini stretti in societ

«L'occhio non dorme mai, ma sempre geme «Tanto il gioire altrui l'affligge e preme¹ «Allor si strugge si consuma e pena «Che felice qualcun viver comprende «E questo è il suo supplicio e la sua pena, «Che se non nuoce a Lui stesso offende»; «Sempre cerca por mal, sempre avvelena «Qualch'emul suo, finchè infelice il rende. ¹ Cioè opprime.

Sangue perfetto, che poi non si beve da l'assetate vene, e si rimane quasi alimento che di mensa leve, prende nel core a tutte membra umane virtute informativa, come quello ch'a farsi quelle per le vene vane. Ancor digesto, scende ov'e` piu` bello tacer che dire; e quindi poscia geme sovr'altrui sangue in natural vasello.

E lui mirando con l'usbergo intorno Presto tra ferri a le battaglie estreme, Riga di caldi rivi il viso adorno, E tra sospir rompe le voci e geme; Allor ferma i vestigi, e fa soggiorno Con essa alquanto a consolarsi insieme, E chiudendo nel petto Alceo la pena In su la fronte i suoi dolor serena.

Sangue perfetto, che poi non si beve da l'assetate vene, e si rimane quasi alimento che di mensa leve, prende nel core a tutte membra umane virtute informativa, come quello ch'a farsi quelle per le vene vane. Ancor digesto, scende ov'e` piu` bello tacer che dire; e quindi poscia geme sovr'altrui sangue in natural vasello.

Olimpio udendo parlare donna Luisa ardeva, e agghiacciava. Si fruga con la mente dentro nell'anima per vedere se ci fosse luogo da deporvi una speranza di misericordia, e gli parve di no. Allora gemè dal profondo del cuore: così ricadono sul prigioniero le catene con romore disperato dopo i supremi sforzi per romperle. Nondimeno, siccome accanto alla fiamma della carit

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