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Aggiornato: 20 ottobre 2025
«Ja, yes.» Ma «O sole mio....» dall’altra riva chiama il canto che forse non ha bocca, ch’è di fantasma; e l’anima mi tocca con la carezza d’una mano viva. Batto i denti, alla pioggia. E più il mantello su me ravvolgo, e più mi sento ignuda: mi sferza il dorso la ferocia cruda del croscïante gelido flagello.
Anzi, è un piacere disse Varedo. Le parole erano cortesi, ma l'accento era gelido. Ecco il risotto! gridò Gustavo Aldini. Secondo le sapienti disposizioni dell'ingegnere le sedie erano collocate soltanto a tre lati della tavola lunga e stretta, di modo che nessuno voltasse le spalle al mare.
Ella non rispondeva: aveva capito e stava pensando che cosa dovesse fare, che cosa il suo amore chiedesse da lei, e tutto le pareva orrendo. Cercava dentro il cuore l'energia per il domani, e sentiva il cuore gelido, come pervaso repentemente da un veleno mortale.
Era il cappello della signora. Alle ore undici, nel Grande Hôtel, il prof. Gian Franco Marchi parlava ancora con la signora Giraldi. La signora si veniva riallacciando l'abito con mano tremante. Era una cosa terribilmente piena di mortificazione per la signora: quell'uomo, il prof. Marchi, gelido, meccanico, irreprensibile nel vestito, aveva esercitato su di lei un'impressione di paura, di soggezione e di ammirazione insieme. Eppure quell'uomo aveva parlato sempre con una voce soavissima, musicale, con un bellissimo accento italiano: appena, appena una sfumatura di amabile ironia. Aveva trattato con la verecondia di un asceta, con la delicatezza di una suora di carit
L'infante rimase stupefatto a guardarlo coi ditini stesi nel suo guanto bianco; aperse la bocca come per piangere; poi gli venne un'idea più amena. Prese il resto della chicca che aveva nell'altra mano, e cominciò a mangiare anche lui, sorridendo a Carlo con aria d'intelligenza. Più tardi cominciò a cadere un nevischio gelido; scese la nebbia.
Egli era assai pallido, come avviene nei casi di insolazione. Era il momento di reagire: egli lo intuì. Mosse per levare il fazzoletto di tasca ad asciugarsi il sudore gelido. Oh, Taliedo, cosa avete lì? Dove lì? In vostra tasca.
Non vuole servire da spettacolo a quella folla. Getta via la spada e la rete. Urli di rabbia da parte della folla; il leone lo ha raggiunto; gli caccia i denti nella gola, le ugne nelle carni calde, calde, palpitanti..... Cesare Egli si destò, sul suo letto di porpora, e aprì gli occhi. Un sudore freddo, gelido, gl'imperlava la fronte. Girò gli occhi e guardò smarrito attorno a sè.
Sul gelido registro del Notturno Asilo, trema la tua mano grossa, tracciando il nome:
Il cielo era buio; un soffio gelido, che intirizzì le membra di Ugo, gli fe’ sentire i nuvoloni della tempesta addensati su quelle montagne, e glieli fe’ scorgere, paurosamente pendenti sul capo, un solco di luce che improvviso guizzando poco lunge da lui, rischiarò un denso strato di vapori che stringevano in un cerchio i bastioni e le torri merlate di Roccam
E quand’anche il facessi, i passi snelli non fermeresti tu sulla tua strada, tu, che infili cristalli di rugiada per farne serto ai morbidi capelli. No!... Vivi l’ora tua, che una sol volta si vive!... Piangerai dopo. È il tributo sacro. Ma da timor gelido e muto l’ora divina a te non venga tolta.
Parola Del Giorno
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