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Or così teco a Dammogire io vegno? così nel real seggio mi ricevi? Ah Fortuna crudel, quanto disegno mi rompi! oh che speranze oggi mi levi! Deh, che cesso io, poi c'ho perduto questo tanto mio ben, ch'io non perdo anco il resto? 164 Questo ed altro dicendo, in lei risorse il furor con tanto impeto e la rabbia, ch'a stracciare il bel crin di nuovo corse, come il bel crin tutta la colpa n'abbia.

45 Fermasi a riguardar che fine avere debba il furor dei duo tanti possenti. Per far del ponte l'un l'altro cadere a por tutta lor forza sono intenti. Come è ch'un pazzo debba valere? seco il fiero pagan dice tra' denti; e qua e l

Esposti al ferro ed al furor de l'ire Ecco sul campo i Rodïan son sparsi Senza riparo; omai fuga, o morire, E cosa altra di lor non può sperarsi; E non senza ragion: soverchio ardire poco stuolo incontra tanti armarsi, Ben de i duci nel cor virtù s'avanza, Ma che? tutto non può mortai possanza.

1 Quando vincer da l'impeto e da l'ira si lascia la ragion, si difende, e che 'l cieco furor inanzi tira o mano o lingua, che gli amici offende; se ben dipoi si piange e si sospira, non è per questo che l'error s'emende. Lasso! io mi doglio e affliggo invan di quanto dissi per ira al fin de l'altro canto.

Succederan de le rie trombe ai crudi Rimbombi suoni a belle danze eletti, E de gli usberghi in su le dure incudi Faransi aratri, e dei dorati elmetti; Allor le muse, e fioriran gli studi D'ogni bell'arte nei terribil petti, E sbandito il furor, porransi in sede A ben regnar vera Pietate, e Fede.

Com'ei scornato e mesto fe' ritorno al campo, tanto furor prese i soldati, assetati della vasta preda della citt

7 Guardati, Carlo, che 'l ti viene addosso tanto furor, ch'io non ti veggo scampo: questi pur, ma 'l re Gradasso è mosso con Sacripante a danno del tuo campo. Fortuna, per toccarti fin all'osso, ti tolle a un tempo l'uno e l'altro lampo di forza e di saper, che vivea teco; e tu rimaso in tenebre sei cieco.

Ei per deserte piagge da furor trasportato, solo e vago, errava, intorno pur con gli occhi fissi ne la cornuta diva. E 'n quello stato disse de l'amor suo cose nove, che ne suonano ancor le selve e gli antri. MOPSO. Dove, dicea, mi scorge or la tua luce, candida luna, per solinghe strade? Tirar mi sento ove per gli erti gioghi rara di piede umano orma si scorge.

Con ira e con furor venne a Medoro, dicendo: Ne farai tu penitenza. Stese la mano in quella chioma d'oro, e strascinollo a con violenza: ma come gli occhi a quel bel volto mise, gli ne venne pietade, e non l'uccise.

Mirasi poi da gran furor sospinto, Che de l'estrema tomba il dono ei nega, E sovra lui, che gli ha l'amico estinto, Del terribile cor l'ira dispiega; I piè trafigge al Cavalier gi