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Aggiornato: 24 giugno 2025
51 Trascorso avea molto paese il conte, come dal grave suo furor fu spinto; ed al fin capitò sopra quel monte per cui dal Franco è il Tarracon distinto; tenendo tuttavia volta la fronte verso l
Le vie per le quali il Prina fu strascinato erano gremite d'uomini in buon assetto, che si riparavano dalla pioggia con ombrelli di seta. Ma niuno di costoro fecesi innanzi nè a fine di ammansar con parole il furor popolare, nè a fine di strappargli di mano a forza la vittima.
Di quì s'infiamma, ed a lo sdegno il freno Ottoman scioglie, e guerreggiar destina, Nè vuol, che per altrui gli venga meno La palma al suo valor tanto vicina; Mentr'ei sì di furor rigonfia il seno, A me dianzi discese ombra divina, E con certo parlar fe' manifesto Il fin di queste guerre empio e funesto.
Chè non trovo quell'empio? chè non tingo, Chè non lavo la man ne le sue vene? Misera me, che i miei furor lusingo; Giacciasi estinto, or quale onor men viene? Ella si vendicò, diran le genti, De' suoi non accettati abbracciamenti.
Così diss'egli. Ed AMEDEO, che 'n seno Chiudea memoria de' voler divini, Per quei preghi al furor non stringe il freno, Ma con la manca man gli afferra i crini, E col
STRAGUALCIA. L'asino sarete voi, se non parlate altrimenti; ché vi caricarò di legname. PEDANTE. Sai che ti ricordo? Furor fit laesa saepius sapientia. Tu mi farai, un tratto, uscir del manico, Stragualcia. Lasciami stare, famegliaccio di stalla, poltrone, arcipoltrone! STRAGUALCIA. Doh pedante, arcipedante, pedante, pedantissimo!
Ma se 'l tenore è del mio mal sì forte Ch'io non deggia aspettar, salvo tormenti, Con franchezza di cor cerchiam la morte, Sol refugio de' mesti e de' dolenti; Tra queste amare voci apre le porte A caldi pianti, ed a sospiri ardenti, Straccia le chiome, e a gran furor percote Pur con ambe le palme ambe le gote. «Nel XXI. Amedeo uccide Ottomano; et Amedeo ferito si medica.
87 In tanta rabbia, in tal furor sommersa l'avea la doglia sua, che facilmente avria la spada in se stessa conversa, poco al suo amante in questo ubidiente; s'uno eremita ch'alla fresca e tersa fonte avea usanza di tornar sovente da la sua quindi non lontana cella, non s'opponea, venendo, al voler d'ella.
La destra porge caramente, e poi L'inchina: e dice il Rodïano appresso: Inclito sangue de' più forti eroi, Per nostro scampo a noi dal Ciel concesso, Se, pugnando Ottoman, da' furor suoi Doveva in guerra rimanermi oppresso, Io per far scherno a la miseria rea Qual miglior destra unqua invocar potea?
Diasi Rodi al furor d'aspri nemici, Chiudano in porto i vincitor le vele; Me gi
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