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Aggiornato: 4 giugno 2025


Io me ne vo a Fulvia e dirò che ará lo attento suo. FANNIO. Adunque, io sarò la serva. RUFFO. Ben sai. Siate in ordine quando a voi tornerò. FANNIO. In un tratto. Ben feci a trovare i panni ancor per me. RUFFO negromante, SAMIA serva. RUFFO. Sin qui la cosa va in modo che li cieli non me l'ariano potuta ordinar meglio. Se Samia è per di arrivata a casa, Fulvia deve aspettarmi.

Ma va' prima presto a casa, per amor mio, e da Tiresia intendi quello che vi si fa. Torna presto; e subito anderemo da Fulvia. FANNIO. Ben di'. Cosí farò. LIDIO femina sola. Oh infelice sesso feminile, che, non pur alle opere, ma ancora ai pensieri sottoposto sei! Dovendo femina mostrarmi, non sol far ma pensar cosa non so che riuscir mi possa. Deh misera me! Che debb'io fare?

Lassami partire di qui perché, vedendomi Fulvia, pensería che io fermo mi ci fussi per vedere il suo negromante; che esser deve quel che esce di casa. RUFFO negromante solo. La cosa procede bene. Io spero ristorare le miserie mie e uscire di questi stracci perché la mi ha dati di buon denari. Non potrei piú bel giuoco avere alle mani.

Or hai la cagion di queste lacrime e per te comprender puoi quel che io da te vorrei. RUFFO. Se, Fulvia, il pianto, che mal finger si può, testimonio di ciò non mi facessi, a gran pena ti crederrei. Ma, stimando che vero sia, penso che di te sola doler ti puoi perché io mi ricordo che tu domandasti Lidio in forma di donna.

Più della.... del viaggio di nozze? Senza paragone! NICOLETTA rientrando. Avevo dimenticato di rammentare al Pucci di passare al Manzoni per il palco. Per questa sera? No, per la première della Hading. Ah l'Hading! L'adoro! Anche lei! Fulvia, vieni? A vedere il cappellino? Com'è? Vedrai. Colonnello, lei rimane? Uscirò con Piero. Allora arrivederci. Questa sera o domani. Domani.

Pur troppo, vi amo mi rispose con voce soffocata. A quelle parole, dolorose per me, la guardai negli occhi; erano gonfi di pianto. Perchè dite pur troppo? Perchè piangete? Vi dispiace di amarmi? , mi rispose piangendo. Ma perchè? Cosa v'ho fatto, Fulvia? Siete scontenta di me? Non di voi, Massimo; di me sono scontenta. Avrei dovuto combattere codesto amore; nasconderlo; fuggirvi.

Ma più spesso aveva maniche svolazzanti, ed allora sentivo un gomito fresco e liscio, e non sapevo staccarmene, e mi prendevano vertigini pel dispetto di non poterci arrivare che colla punta delle dita. Ed allora Fulvia spaventata si voltava, poi alla sua volta portava dietro la mano destra per accertarsi che non aveva una bestia sul gomito. Sono certo che pensava ad una bestia, ed aveva paura.

Io ne ero certo lusingato e felice; ma non avrei voluto per nulla al mondo che Fulvia si accorgesse che io... cioè che la marchesa aveva il cuore preoccupato. E però le ricordai che quando volesse ritirarsi, ero a' suoi ordini. Ella si trattenne sino alle dieci soltanto. Mentre uscivamo. Vittoria mi strinse la mano e mi susurrò: Tornate?

La cura piú grave tutte l'altre scaccia. Pur, se piú mi parlasse, piú grato me le mostrerrei. FANNIO. Io cognosco costei. LIDIO femina. Chi è? FANNIO. Samia serva di Fulvia gentildonna romana. LIDIO femina. Oh! oh! oh! Anch'io la cognosco, ora. Pazienzia! Ella ben nominò Fulvia. LIDIO femina, FANNIO servo, RUFFO negromante. RUFFO. Oh! oh! oh! LIDIO femina. Che voce è quella?

In un momento ch'ella aveva posato il suo fascicolo chiuso sulla tavola, e vi teneva sopra la bella mano, io posai sovr'essa la mia, timidamente. Ma a quel contatto il battito del mio cuore perdette ogni misura, chinai il volto su quella mano, e vi impressi un bacio. E tutti e due eravamo ammutoliti. Giammai avevo provato una simile dolcezza. Le andavo ripetendo senza posa: Mi amate, Fulvia?

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