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Aggiornato: 15 luglio 2025
Così viveva il Bardineto, senza por mente al domani. Amava, senza proporsi una meta, senza sperar nulla di certo; amava, ecco tutto, e fidava alle onde tranquille il fragile schifo della sua giovanile fortuna. Però, quando Giano Fregoso, fattosi pur dianzi signore e doge di Genova, ebbe mandato Bartolomeo Cecere a dimandar la mano di Nicolosina, per la prima volta il povero Bardineto tremò, sentì come una mano di ferro che gli agguantasse il cuore. E non cessò lo spasimo suo, fino a tanto non ebbe udite dal labbro del marchese queste consolanti parole: «A Giano, prestantissimo uomo, rendo, o messere, le grazie che per me si posson maggiori, che in ciò liberale si mostra ed amicissimo mio. Senonchè, la figliuola mia è troppo giovine per andarne a marito, e in cosiffatti negozi occorre maturit
Eccovi la mia risposta all'illustrissimo Doge e al nobil comune di Genova; diss'egli frattanto. Aspetterò la guerra in quel giorno che mi è stato indicato; non posso desiderarla prima, perchè non la ho provocata e aspetto ancora che vogliano i miei nemici tornare a più miti consigli. Comunque sia, messer Pietro Fregoso, io vi prego di render grazie in mio nome al Doge vostro cugino, che tanto ha fatto stima di me e di tanto ha cresciuto la solennit
«Voi frattanto, Doge Giano Fregoso, io debbo pregiare assai più che non facessi da prima, se avete pensato di me che io fossi uomo da serbar la mia fede, e m'avete indicato il giorno in cui dovessi aspettarmi la guerra; così facendo cosa dicevole ad ogni principe, e in particolar modo a voi stesso. Spero di uscirne vincitore e di potervi rimeritare, in ogni occasione, della vostra lealt
Però, quando il marchese ebbe accennato il cartello di sfida a lui mandato dal Doge, egli, con ironico piglio, soggiunse: E Giano Fregoso non lo manda per mano d'un semplice cavaliere, bensì a dirittura per quella di Pietro Fregoso, suo comandante d'esercito. Messer Pietro si volse stizzito e saettò d'una torva occhiata il nemico.
Or dunque avvenne che l'accordo dei traditori con messer Pietro Fregoso fosse compiuto la mattina del 5 febbraio, cioè a dire quando Giacomo Pico si diede prigioniero, in pegno di sicurezza, ai nemici. Il capitano generale credette allora che si potesse tentare l'impresa; e Giovanni di Trezzo accettò di condurla.
Per comando dell'illustrissimo capitano generale dei Genovesi, messer Pietro Fregoso, vi è intimata la resa; disse l'araldo; fatelo, e sia pel vostro meglio; se no, tra due ore si d
Un messaggio dell'illustrissimo signor Doge e del comune di Genova; rispose Pietro Fregoso, togliendosi di cintura un rotolo di pergamena, suggellato di piombo, colle armi della Repubblica. Ai quali auguriamo ogni prosperit
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