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Aggiornato: 2 giugno 2025
E stavano intorno dei piatti piccoli e grandi col burro fresco, il miele dell’arnie, le uova del mattino, il prosciutto e il formaggio di casa. I ravanelli rossi e verdi uniti al sedano bianco mostravano i colori nazionali, che non mancavano mai in casa Bonifazio.
Il buon vino era una mistura d'acqua di fonte, acquavite di patate, e non so che sostanze coloranti; il buon ristoro, pane stantìo, formaggio pecorino, salame di asino, carne di capretto e qualche volta un po' di caccia o qualche uova od un par di pippioni, o qualche pesce pescato nel fiume regale, che scorreva poco lontano.
Subito appare un altro servo con un tavolo, o meglio uno sgabello alto, che depone fra noi, ed un secondo vi adagia un gran vassoio coperto da piatti con pasta di semola, latte coagulato, pezzi di diverse torte, formaggio, ulive, specie di caramelle, conserve, dolci, pezzetti di pane e qualche cucchiaio, che però non fecero che da comparsa.
Egli dormiva profondamente per sette ore ogni notte, faceva colazione con uova, bistecche, formaggio e vino, passeggiava su e giù per le vie al sole, pranzava benissimo, ballava, suonava il pianoforte, andava alla sala d'armi, pattinava, corteggiava le signore come ogni eccellente, forte e compito giovanotto può fare.
Quando Silvio cominciò a sentire appetito, Maria lo teneva a stecchetto, non lo lasciava mai mangiare il suo bisogno. Gli apparecchiava delle cervelline fritte, in agro-dolce, e delle salse piccanti che gli facilitavano la digestione. Lo teneva corto di pane, gli mescea dell’acqua nel vino, malgrado la sua opposizione, portava via il formaggio dalla tavola, ad onta dei suoi spergiuri.
La Villari stava facendo colazione tardi, come di consueto, e ammonticchiati in vaghe circonvoluzioni d'oro pallido sul suo piatto stavano i maccheroni al burro e formaggio. Ella vi aveva per l'appunto piantato la forchetta e la stava girando e rigirando, ravvolgendoveli con pacata cura, quando Teresa, la serva, entrò concitata. Un telegramma, illustrissima. La Villari l'aprì.
In quell'androne chiuso, durante il pomeriggio di Natale, il silenzio era profondo e cupo: e soltanto in fondo, nel buio, crepitava il lampadino acceso dinanzi alla Santa Casa di Loreto. La ditta Monghisoni commerciava in olio, formaggio, aringhe salate, baccal
Era Marzia che in uno sfogo d'anima gentile, compativa la situazione atroce del povero pesce spada, dirigendosi a Lina. «Se avessimo un palischermo» disse Lina «io sarei curiosa di andar a vedere il pesce spada, che mai non vidi.» Era la proposta formaggio sui maccheroni per la compagna accesa dalla stessa curiosit
Un avvocato avendo fatto una fortissima indigestione di formaggio trovava il sapore e l'odore di questo in tutte le vivande che gli si portavano, e per ben sei mesi non mangiò altro che mele e frumento alla stato naturale. Però dopo una fortissima flussione di stomaco, e ricuperata la salute, si trovò libero da questa aberrazione.
Quanto agli anacronismi dell'ottava 71, si è detto che l'autore della Marfisa volle usarli a suo talento per render chiara la sua allegorica intenzione, senza curarsi delle stitiche censure in tal proposito. Stanza 8. e dice: Eccovi alfin quel del formaggio... Proverbio comune in Venezia. «Trovar quel del formaggio» vale abbattersi a chi sa castigare. Stanza 9.
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