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Aggiornato: 21 giugno 2025
Come fu giunto sotto Soziglia, dove il canale si piega leggermente verso gli Orefici, si fermò, trasse fuori uno zufolo e mise un fischio sottile, ripetuto tre volte. Tre fischi gli risposero tosto; uditi i quali, il Guercio si rimise la via tra le gambe.
Passarono pochi minuti in silenzio, poi un fischio tagliò l'aria. Il treno, un diretto, arrivava sbuffando e folgorando nelle tenebre: i saluti furono precipitati; Lamberto salì per ultimo nel vagone, e coi piedi gi
Ci stropicciavamo gli occhi quando entrò il poeta pastore e disse: Non vi allarmate; non c'è pericolo, ho risposto ad un fischio di mio figlio Vezio che aveva mandato in sentinella sulla sommit
Dal terrazzo, vestito, tutto pronto, cavando l'orologio nella penombra della luna tramontata e del giorno che sorgeva, vidi aprirsi una ad una le case dei contadini. Nell'albergo dormivano ancora. Pure, sapendo che col treno delle sei e mezzo aspettavo mia moglie, si alzarono. Mi nascosi, vergognandomi di farmi vedere così premuroso. Ma dalla finestra vedevo sempre la stazione, che s'era svegliata anche lei. Sotto la porta un facchino si stirava le braccia. Uscii, non ne potevo più. Nel crepuscolo mattinale la serva scopava, in basso, la stanza da pranzo. Le dissi che andavo a passeggiare. Sorrise. Non capii quel sorriso. Ero inebetito. Come l'ora si appressava, cresceva in me la sicurezza che non sarebbe venuta. Non viene, non viene mormoravo. Me ne andai sulla via maestra, parallela alla via ferroviaria. Andavo incontro al treno, come un pazzo, come un bambino. Poi la via maestra faceva, un gomito; tornai indietro, alla stazione. Presi una tazza di caffè, poi un wermouth nel piccolo caffè, parlai col padrone. Era l'alba, ma grigia. Forse il sole non sarebbe uscito, forse ella non sarebbe venuta. Anzi era certo che non veniva. Aspettavo per scrupolo di coscienza, quasi per dovere. Avrei potuto andarmene perchè non veniva. D'un tratto un debole fischio, un suono di campanella, mi precipito fuori, in tempo per vedere un treno nero, bagnato d'umidit
Il silenzio della camera era rotto dal rantolo cupo o dal fischio sottile di quei polmoni agonizzanti; era rotto dallo scoppio di quella tosse dura, insistente.
Il greco si mise a sogghignare, ma non s'avanzò nè toccò le sue armi. Egli girò lo sguardo attorno, tese per alcuni istanti l'orecchio, poi accostò le mani alle labbra e mandò un acuto fischio. Un fischio eguale vi rispose quasi subito. A noi due, ora, Fathma, disse poi. Per quanto tu sii forte e per quanta resistenza opporrai, Takir ti porter
si mise a canticchiar fra' denti Sciaverio, di sicuro per nascondere al compagno una certa inquietudine che cominciava a impadronirsi anche di lui. Ma s'interruppe a un tratto.... Sst, fece, posando una mano sul braccio del vecchio gufo, e restò ad origliare. Che c'è? domandò questi. M'è parso d'aver sentito un fischio.
Ma basta per oggi. Ciao carissima; ciao egoistona, che per amore del tuo cattivo orgoglio, hai avuto il coraggio di abbandonare la povera Finito di scrivere, Lucia, piegò il foglio in due, lo chiuse nella busta e fece l'indirizzo, quando il fischio acuto e prolungato della fabbrica, richiamò gli operai al lavoro. «Gi
Egli ritornò di corsa verso la riva coi tre uomini che l'avevano accompagnato. I barcaiuoli ad un suo fischio si radunarono dietro a una macchia di bauinie, poi uscirono di corsa avventandosi furiosamente contro la porta. Avanti! avanti! aveva comandato Daùd.
Ma un fischio lungo e rauco lo fece rivolgere: la prora del piroscafo spuntava dietro la fila dei legni all'
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