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Aggiornato: 21 giugno 2025
Più volte un sciacallo si avvicinò all'almea e le urlò contro, ma senza ardire di assalirla; un fischio di lei bastava per fugare quegli animali eccessivamente vigliacchi.
Eccoli in viaggio, alla scoperta dell'ignota bellezza. Il vento fischia nel sartiame; la tempesta assale il naviglio; il masso di Gibilterra torreggia spaventoso frammezzo alle brume; Goffredo Rudel non ode il fischio del vento; non bada ai marosi che invadono la coperta, e canta dolcemente d'amore.
Lisa richiudeva la porta, quando un giovane si avanzò verso di loro. Regina! mormorò egli. Sergio! rispose questa. Il giovane fischiò, ed immediatamente comparve una berlina di posta nascosta sotto gli alberi del viale. Il postiglione aprì lo sportello senza soffiar verbo. Le due donzelle entrarono nella vettura con Sergio. Guida tripla disse costui. Via d'Inghilterra.
Nicola mise un fischio, e poco dopo apparve il su Francesco tirandosi dietro la cavalla, e sbuffando: se n'era stato alle vedette. Il bandito ammiccò come per domandare se si vedesse gente: il campiere alzò la mano e gli occhi.
A un fischio di locomotiva, breve, acuto, lontano, egli si riscosse, si guardò intorno. La stazione era ancora deserta; il padrone del Caffè sonnecchiava dentro un bussolotto illuminato dalla fiamma gialla d'una lampada a gas; il cameriere, dinanzi al banco delle vivande, parlottava con un manovratore. Egli ripiegò la lettera e la richiuse nel portafogli. Si versò un poco di latte e di tè, ne assaggiò un sorso, e ripose la chicchera. L'orologio, sul quadro dell'orario, segnava le otto e un quarto. A quell'ora ella doveva essere gi
Ma una voce acuta, meglio un fischio che una voce, gridò ad un tratto dall'alto della magnolia, due volte, tre, con insistenza. E dove il dottor Agenore udì solo la nota ripetuta d'uno stornello, Ernesta intese distintamente: Non è lui, non è lui, non è lui!»
Andarono su su per una diecina di minuti. Ma svoltando a sinistra, nell'internarsi in una specie di viale cupo e profondo, all'altro capo del quale si vedeva come un gran buco d'un chiarore pallido, sentirono un fischio che fece loro rizzar la testa vivamente. Castrenze.... mormorò il prete. Oh, rispose il guercio, fermando il cavallo, e voltandosi. L'hai sentito? Sì. Che diamine vuol essere.
Irrideva col fischio del monello Ai lucidi ingranaggi: Genio infantil perduto in un inferno, Correa fra casse e sbarre audacemente, E ogni cinghia parea che l’afferrasse Qual spira di serpente; Ed ogni morsa lacerar parea Volesse le sue carni a brano a brano, Ed ogni uncino conficcar la punta In quell’esile mano.
Vi si trascinò sotto e raccogliendo tutte le sue forze chiamò aiuto. Udì un nuovo fischio poi una voce, quella del bandito Debbeud, gridare: Ol
Tanto che il lungo, sonoro fischio, triplicato fischio della vaporiera, le fece gittare un grido di spavento. È il fischio di allarme, nevvero domandò, piena di ambascia, quasi che non fosse possibile, in quel momento, altro che una grande catastrofe. No, no, è Firenze. Tre fischi, grave pericolo balbettò lei ostinata. È Firenze, è Firenze, cara. L'arrivo spezzò l'incubo.
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