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Aggiornato: 3 giugno 2025


Donde era piovuto?... Vittorina si sentiva, a mano a mano che le sue compere s'accatastavano sul banco, diventare infedele al bravo Baganella: se non fossero state quelle mani lunghe senz'anelli che scivolavano sulla seta come sopra la tastiera d'un piano, e quel nodo di cravatta e quella bellissima redingote, infine se non fossero state le caratteristiche esteriori del giovane, che in un commesso la infastidivano, avrebbe finito col preferire al povero Baganella quel Filippeschi dai polsini candidissimi.

Era ferita al cuore. Mai non avrebbe creduto che pure innanzi alla morte, pure in un giorno di grande lutto, le donne di casa Filippeschi sarebbero rimaste impassibili di fronte a lei e alla sua bambina. S'aspettava di giorno in giorno d'esser chiamata a una riconciliazione; ma più ancora s'aspettava che Folco la imponesse, che facesse prevalere il suo buon diritto e la sua volont

Celso Ornavati, tirando a indovinare, non aveva sbagliato di molto; pure Vittorina sua moglie non era andata molto lontano dal vero: una donna era nella vita di Folco Filippeschi: Gioconda; ed egli sperava di poter essere, non troppo tardi, uno scrittore celebre.

È una bella donna; è una bellissima signora. In quel momento ripassò innanzi a Vittorina Ornavati il ragazzo dalla giubba rossa. Giacomo, chiamò Vittorina. Chi è quel signore biondo laggiù? Il ragazzo diede un'occhiata alla coppia che si avviava verso la scala, accompagnata dall'uomo che aveva fatto gli sberleffi innanzi allo specchio. Il conte Filippeschi, rispose poi. E la signora?

Celso ammutolisce al nome di François Villon; non ne sa nulla; non ne ha mai udito parlare; ignora assolutamente quando, dove, come, sia vissuto, che abbia fatto, che abbia scritto; la sua ammirazione per Folco Filippeschi cresce a dismisura; per ciò non si accorge che il giovane ride, ma ride amaro, quasi ironico, e che subito si riprende, dopo un'occhiata alla contessa.

Lasciami assaggiare un poco del tuo risotto. È appetitoso! -ella seguitò, allungando il cucchiaio verso il piatto che Celso le porgeva. Erano grandi uomini, lo hai detto tu stesso.... E quel Filippeschi non è un grande uomo, epperò non c'entra affatto con la storia degli altri. Chi lo sa?... Lo vedremo più tardi! ribatte Celso fidente.

Mentre i due, Folco e Gioconda, guardavan la scena, tornò a fissarli. Era facile comprendere che il conte Filippeschi non vedeva nella contessa la donna, la moglie, la compagna, l'amica; vedeva la perfezione.

Ariberto lo conosceva da tempo. Non aveva fama di donnaiuolo. Tuttavia Ariberto avrebbe voluto vederlo meno assiduo al della contessa Filippeschi, mentre Nenni non mancava a un solo.

Il Filippeschi ritornò al banco, e mentre gli andava dietro, Celso mormorò a sua moglie: Non si scherza! È un vero gentleman, come non se ne vedono che a Londra, il tuo Baganella!... Ma non è il Baganella! corresse Vittorina. È un nuovo, che fa il commesso per ridere.... Per ridere? esclamò Celso. Non mi dar

Il disegno di Vittorina Ornavati non era difficile ad attuare. Pochi giorni di poi, mentre Celso e Vittorina prendono il , la piccola Lillia Filippeschi inciampa nel tappeto e cade. La signora Ornavati, la quale sta in agguato, si lancia, rialza la bambina e la riconsegna alla governante.

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