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Fuggendo di Roma di casa di mio zio Apollione che, per non esser ito alla scuola, promise battermi, me ne venni qui in Napoli dove, appena giunto, Amor mostrandomi Cleria, la tua figliana, al suo primo apparir ricevei con tanta forza le sue divine bellezze nel cuore, che altro contento non arei potuto desiar in questa vita che vedermi sazi pur una volta gli occhi di mirarla.

ESSANDRO. Col fidarmi di costei, ho fatto duo buoni effetti: toltomi dinanzi lei, che era la maggior nemica che avessi in questa casa, e adesso, come consapevole, mi aiutará con la sua fígliana. CLERIA giovane, ESSANDRO. CLERIA. Fioretta mia, fatti piú in qua, che non m'oda mia madre che sta nell'anticamera. ESSANDRO. Eccomi, signora mia.

Facetis manum, brigata. Mai piú fu detto. GHERARDO. Quella crudelina, traditorina di tua figliana... SPELA. Questa non sará febbre, ma scemamento di cervello. Ohu! Povero a me! come farò? GHERARDO. O Clemenzia, mi vien voglia d'abracciarti e di baciarti mille volte. SPELA. Qui bisognaranno le funi, dissi ben io.

NEPITA. Io non ho gelosia di fatti tuoi. Ma se questo fusse.... ESSANDRO. Se prometti tenermi secreta e aiutarmi, oh quanto sería meglio per te! NEPITA. Che mi vuoi far vedere, che sei vergine? ESSANDRO. Ti scoprirò cosa che non pensasti mai. NEPITA. Piglia da me ogni sicurezza che vuoi. ESSANDRO. Ma avèrti che son cose d'importanza, non da pugne ma da pugnali, e importa l'onor di tua figliana.

BALIA. O comare Anasira, mille buon anni, tu sei qui? ANASIRA. Mi vedi e mi domandi si ci sono. Che cosa dicevi di comedia? è forse alcuna che si recita questa sera nelle nozze di quella tua bellissima figliana che fa ragionar tutta questa cittá della sua bellezza? BALIA. Dio voglia che non ci sia altro che pianto! ANASIRA. Che cosa mi dici? e come sta Olimpia?

È stata mezana tra Cleria mia figliana e uno Essandro suo parente, che l'ha ridotta a divenir pazza e a menar vita da disperata; s'è attaccata a far l'amor col padron vecchio, e ha posto tanta gelosia tra lui e la moglie che stiamo tutti in scompiglio; l'ha tolto a me, che pur qualche voltarella mi recreava, di che mi scoppia il cuor di gelosia. Ma dove mi sei sparita dagli occhi, mona Fioretta?

LIMOFORO. O Cielo, che non mi par di creder quel che veggio di creder quel che è vero; e pur mi sento morir di desiderio di veder mia figlia. ANTIFILO. Lima, chiama la tua figliana. PEDANTE. Io tremo nel meditullio del mio core per tanti inopinati accidenti d'oggi. O Giacomino malus, o Cappio peior, o Pseudonimoforus pessimus! O quam malum est habere foeminas pulcherrimas in domo!