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Aggiornato: 26 giugno 2025


Veduti gli opimi fichi, il generale n'ebbe allegrezza grande: e, fico per fico mangiato, ne descriveva i pregi. Più zuccherosi a mio gusto quelli di Nizza, soggiunse, in forma di postilla, Basso, suo compaesano.

La scimmia scende dal fico, e insieme uniti si riducono al punto ove il caso avvenne. Allora la scimmia favellando piacevolmente alla serpe, la interroga: "Carina mia, or dunque dimmi: quando il montanino ti rinvenne intirizzita, stavi proprio qui?" "Qui traverso." "Bene; ed egli ti prese per la coda, e ti portò quaggiù?" "Precisamente." "E qui gli ordinavi ti mettesse nel buco?" "Qui appunto."

"Voi mi date la baia: da quando in qua ci sono giudici cani?" "Anche di fico si fecero i Numi; perchè da un cane non può ricavarsene un giudice? Or su via, ad ogni modo tu hai da sedere giudice tra noi." "O signore, come volete voi che io vi giudichi, se la fame mi toglie il vedere?" "Noi ti pagheremo la sportula, e tu ti sazierai." "Allora dite, e presto."

Ciò detto, la scimmia con salti smisurati fece ritorno alle amate fronde e più agli amati frutti del fico. E l'oste, che non poteva capire nella pelle al fine delle sue parole, esclamò: "Oh Lazzaro, cervel balzano da tutti i quattro piè; tu hai voluto provare una cosa e ti è riuscito concludere con un'altra: co' fatti sempre ti contradici e co' detti.

Ma perché corremo per perduti e per me è morta ogni speranza e non spero se non nella disperazione, prima che muoia vo' tentar ogni cosa per difficile e perigliosa che sia, e morendo io vo' che tutto il mondo perisca meco. Ma tu imagina qualche cosa: fa' che veggia i fiori della mia felicitade. PANIMBOLO. Farò come il fico che prima ti dará i frutti che ti mostri i fiori.

È desso, è desso l'avversario antico, Che, d'angiol luminoso assunto il velo, Sempre de' vizi s'ostentò nemico, Vituperando umana razza e cielo; Ei trasse Giuda al maladetto fico; Esca egli fu del farisaico zelo; Ei repubbliche e regni urta, dissolve, Ed erge invece putridume e polve. Sursum corda! Eleviam fra le lagrime i cuori, Sosteniamo gli scossi intelletti!

Affidato poi al P. Generale dei Benfratelli e condotto da lui a Caltagirone, Peppino vi avea vestito l’abito di novizio (ricordiamoci che si era al tempo in cui i voti monastici si professavano a 16 anni); ma buttato poco dopo il collare sopra un fico, se n’era tornato bel bello a casa come se nulla fosse stato.

Il Guercio era un coso smilzo smilzo, che parea fatto a posta per uscir da ogni fesso, a guisa delle lucertole. Aveva la faccia scura e di poca apparenza, come un fico d'inverno, i capegli neri, ruvidi e corti, come le poche setole che gli ombreggiavano le labbra sottili. Il segreto della sua et

Tutto era smania e senso animalesco in tutte le stagion senza riparo; erano sempre in moto al caldo e al fresco i corpi e il vuoto di Lucrezio Caro. Non v'era distinzion dal fico al pesco; l'esser ognor giuvenca, ognor somaro; e l'imitare i piú bestiali ed empi era detto «aver l'anima» in que' tempi.

Nella Val Roja, esposta alla tramontana verso il suo sbocco, le piante caratteristiche della Riviera cessano ben presto, i limoni e le palme non rimontando che sino al primo stretto dietro a Ventimiglia; l'arancio prosegue sino a Bevera; l'eucalitto, insieme al mirto, al rosmarino, al fico d'India, ecc., sino ad Airole (130 m., 12 km. dalla costa); il lauro, il leandro, la quercia sempre verde sino a San Michele (140 m., 3 km. più in l

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