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Aggiornato: 11 giugno 2025


Cinque giorni dopo la battaglia io mi recai a Mentana con alcuni amici romani per visitarla. Fu una passeggiata incantevole attraverso la tranquilla campagna, sotto il sole puro e il cielo nitido di novembre. La via Nomentana era animata soltanto da gruppi di soldati. Sull'Aniene erano ancora attendate le vedette francesi. Passavano ancora carrozze che trasportavano feriti.

Io li ho veduti feriti, mutilati o morenti tutti quei superbi campioni dell'onore e della libert

Non vedevano più il gran numero di truppe che li accerchiavano, non la moltitudine di coloro che sparavano contro il portone. Andavano di su e di giù per tutti i versi e senza precauzione, e si facevano miseramente ferire e inutilmente. Così il numero dei difensori diradava ed aumentava quello dei cadaveri e dei feriti.

Seguitavano l'esempio i compagni, espertissimi anch'essi nel maneggiare l'accétta, ed in breve ora cagionarono ai nemici non lieve danno di morti e di feriti. Questi però non si stavano, colpo con colpo cambiavano, e la battaglia sostenevano assai francamente.

Abbasso il Sindaco! Si viene a colluttazione colla forza e rimangono feriti o contusi alcuni uomini della forza, tra i quali il delegato di pubblica sicurezza ed un tenente delle truppe. Durante la notte e all'indomani arrivano altre truppe.

Il Castellano fuggì da quelle acque con poco e lacero navilio: delle navi che formavano la squadra comandata da lui medesimo non rimaneva altro che il Brigantino e la Salvatrice, di cui aveva assunto il comando Achille Sarbelloni, oltre poche Borbote, essendo tutti gli altri legni affondati, o rotti fuor d'uso del navigare. De' suoi capitani, Mandello era ferito, il Negri ucciso, e il Matto che aveva condotta la Borbota al lido di Mandello, colto nel retrocedere da una palla di bombarda in una coscia, era spirante. La squadra capitanata da Pirro Rumo, meno guasta e con minor numero di morti e di feriti, non avendo potuto mai oltrepassare la punta di Mandello per unirsi al Castellano, fu costretta a ritornare a Lecco, ove dovette rendersi prigioniera all'Acursio, che si era impadronito di Malgrate, del Ponte sull'Adda, del Porto e di tutta Lecco, eccetto il Castello che aveva però gi

Il combattimento durò tre ore, le nostre truppe che vi presero parte, sopratutto bersaglieri e Real Navi, mostrarono gran valore; ebbero due ufficiali e sei soldati morti, cinque ufficiali feriti fra i quali il Colonnello Lamarmora e il Maggiore Maccarani comandante le truppe Real Navi e trentacinque soldati. Si distinsero il Generale D'Arvillars, il Capitano Griffini e Domenico Resta.

La nostra perdita ammontò a quarantatre morti gli altri quasi tutti feriti; ma le perdite del nemico furono assai gravi, più di cinquecento fra morti e feriti, e fra i morti diversi ufficiali superiori.

Dalle notizie che raccoglieva da quelli che avevano i parenti lontani, avea saputo che in Africa c'era stato un combattimento con morti e feriti, ed egli era in pensiero pel fratello che da tanto tempo non mandava notizie; anche la mamma era inquieta e per calmarla le diceva che Francesco faceva sapere col mezzo d'Enrico che stava bene e li salutava.

Le chiederei, in grazia, di dirmi se tra i feriti c'è qui un Malatesti. , rispose la signora, ho sentito questo nome. È modenese? domandò Aminta. Non so; ma aspetti, si fa presto a saperlo. Così dicendo, la bella signora, escì leggiera leggiera dalla stretta e ritornò sopra i suoi passi, fino all'uscio di una cameretta, dove alloggiava l'infermiere della sala.

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