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Alte terra` lungo tempo le fronti, tenendo l'altra sotto gravi pesi, come che di cio` pianga o che n'aonti. Giusti son due, e non vi sono intesi; superbia, invidia e avarizia sono le tre faville c'hanno i cuori accesi>>. Qui puose fine al lagrimabil suono. E io a lui: <<Ancor vo' che mi 'nsegni, e che di piu` parlar mi facci dono.

Ah, i belli occhi d'indaco, sprazzi di faville d'oro! Ma c'erano anche delle lagrime, che inumidivano le ciglia, senza spegnerne il lampo. Sono stato dunque molto male? mormorò egli il secondo giorno di quella lenta risurrezione. , povero Rizio! bisbigliò la cara donna, chinandosi ancora un tratto su di lui. E sono stata io, non è vero? io la cagione del tuo male!

Nella penombra del salotto le sue dite affusolate si muovevano e perdevano faville dappertutto.

Cosi`, volgendosi a la nota sua, fu viso a me cantare essa sustanza, sopra la qual doppio lume s'addua: ed essa e l'altre mossero a sua danza, e quasi velocissime faville, mi si velar di subita distanza. Io dubitava e dicea 'Dille, dille! fra me, 'dille', dicea, 'a la mia donna che mi diseta con le dolci stille'.

Io vo’ saper se l’uom può sodisfarvi ai voti manchi con altri beni, ch’a la vostra statera non sien parvi». Beatrice mi guardò con li occhi pieni di faville d’amor così divini, che, vinta, mia virtute diè le reni, e quasi mi perdei con li occhi chini. Paradiso · Canto V «S’io ti fiammeggio nel caldo d’amore di l

Poi, come gente stata sotto larve, che pare altro che prima, se si sveste la sembianza non sua in che disparve, cosi` mi si cambiaro in maggior feste li fiori e le faville, si` ch'io vidi ambo le corti del ciel manifeste. O isplendor di Dio, per cu' io vidi l'alto triunfo del regno verace, dammi virtu` a dir com'io il vidi!

Il pentimento sopraggiunge a passo zoppo, grinzoso in vista, con gli occhi ciechi dal piangere dirotto come le preghiere di Omero ; però giunge sempre infallibile... e quando arriva, a che giova? Le tue tarde lacrime, o Popolo, hanno spento talvolta lo ultime faville della cenere del martire; ma esso non possiedono la virtù di riaccendere la fiamma nel corpo abbandonato dallo spirito.

E vidi scendere altre luci dove era il colmo de l'emme, e li` quetarsi cantando, credo, il ben ch'a se' le move. Poi, come nel percuoter d'i ciocchi arsi surgono innumerabili faville, onde li stolti sogliono agurarsi, resurger parver quindi piu` di mille luci e salir, qual assai e qual poco, si` come 'l sol che l'accende sortille;

Lasciamole amare a modo loro; diss'egli; chi ama non vuol testimoni. Gisella sorrideva, socchiudendo i grandi occhi d'indaco e sprigionandone lampi «di faville d'oro» come avrebbe detto il Chiabrera; quindi arrovesciata la bionda testa sull'omero, porgeva la bianca gola ai baci del suo sgridatore, per cui era tanto lieta, tanto superba di esser bella.

Traversò i villaggi della vallata, non badando a che si parasse innanzi; e le selci delle vie gettavano faville al suo passaggio, le donne imprecazioni per i bimbi che rischiavano d'andare schiacciati. Non s'aspettava di rivederlo così sciamannato donna Placidia, alla quale i quattro o cinque giorni passati dalla partenza di lui, s'erano fatti anni, sebbene a vederla paresse tranquilla.