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Aggiornato: 4 giugno 2025
<<Credi tu, Malacoda, qui vedermi esser venuto>>, disse 'l mio maestro, <<sicuro gia` da tutti vostri schermi, sanza voler divino e fato destro? Lascian'andar, che' nel cielo e` voluto ch'i' mostri altrui questo cammin silvestro>>. Allor li fu l'orgoglio si` caduto, ch'e' si lascio` cascar l'uncino a' piedi, e disse a li altri: <<Omai non sia feruto>>.
La terra e 'l ciel tramuteransi avanti Che 'l fato crolli, ove il gran Dio destina: Sì cinto di dïaspri e di diamanti Stassi il voler de la virtù divina. Così gli dice; e spargli indi davanti: Pur come sol, ch'a l'oce
Roma con le sue rovine ti ammaestra che pari fato attende quel popolo il quale recandosi a tedio il lavoro stende le mani alla elemosina dei cittadini, e più funesto assai ai doni dei re. La dovizia lasciata dal re Attalo al popolo romano fu proprio la camicia di Nesso, ond'ei rimase incenerito. Benefattore della umanit
Giovenale ci trasporta con le sue satire in quelle condizioni di Roma, preparate da Mario e consolidate dalla stirpe Giulia dopo la caduta della repubblica, in quella Roma, pantano sanguinoso, putrida palude morale, menzogna in tutto, dove ogni cosa era appestata, in quella Roma fisicamente e moralmente ammalata, tutta da comprare; dove patrizi e cittadini si affollavano famelici attorno ad un despota onnipotente, terribile come il fato; dove pensiero, parola, penna, erano avvinti in ceppi; dove unica libera era l'adulazione; dove non vi erano che idee servili, libidine di piacere ed una mostruosa prostituzione della natura; dove in quella folla lasciva e tormentata dalla volutt
Rinaldo fece sembianza di ringraziarlo con un sorriso; pure sapendo quanto malvagio fosse colui, divenuto anche sospettoso dal pericolo, non volle che dipendesse dalla sua scelta il mantenersi onesto; seco lo condusse alla presenza di Manfredi, nè lo lasciò un momento, finchè il fato estremo, che ormai minacciava il Conte della Cerra, non gli ebbe chiuso le labbra col segreto della morte.
XXII. Conclusione. Narra la storia una di quelle parole che sono il compendio di vicende di secoli, sono il simbolo del fato de' popoli, sono la filosofia della storia; narra d'uomini Ghibellini in Firenze tratti dal vincitore alla morte. Domanda l'uno: Dove andiamo noi? E il compagno risponde: A pagare un debito che ci lasciarono i nostri padri. Un debito tremendo a noi lasciarono i nostri, e noi l'abbiamo aggravato; e pagarlo bisogna: pagarlo bisogna o con lagrime e con sudore e con sangue, o almeno con atti di senno forte, d'astinenza modesta, di virtù generosa. I nostri padri invocarono lo straniero a opprimere i loro fratelli; invocato, lo provocarono: sappiamo noi e meno insuperbire, e umiliarci meno; esercitare a tempo la fiducia e la diffidenza. Essi affidarono l'armi a braccia mercenarie: e a corrompere sè stessi abusarono il sentimento del bello, e le maraviglie della natura e dell'arte: noi riformiamoci in civilt
Viveste un giorno, o scheletri: morgana Fata arridente al cupido pensiero, Voi pur tradì la multiforme e vana Illusïon che l’uomo appella il Vero. Pace ai morti!... ma l’attimo fuggente È troppo breve pel nostro gioir: A che arrestarci su le vite spente, Quando il fato ne incalza a l’avvenir?...
Altro fato m’incalza.
Sciocco! ieri lessi un libro di scienza. Dio non c'è: il fato è tutto: l'ideale nulla. Dunque io sono un povero sciocco! Padre mio, Ti sei tormentato tu pensando: Dio c'è, o non c'è? La scienza nuova, le nuove lettere mi spaventano: non leggo niente per non turbarmi, e se qualcosa mi capita sotto gli occhi, sento lo squallore del materialismo e dell'ateismo.
Che dal riconoscimento della piazza fato dal Vaillant ne uscisse danno irreparabile non credo, tuttavia importa notare, ch'egli ci entrò sotto mentite spoglie di medico quando l'Oudinot, pei consigli del Lesseps mandava in dono ai Romani un carro pei feriti. Così tutto o buono, o reo dei francesi doveva cascarci addosso pernicioso, la generosit
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