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Un editore milanese, che andava debitore de' suoi primi lucri al Nabucco, all'Attila ed ai Masnadieri, si vendicò della sua poca accortezza nell'aver lacerato un contratto di dieci spartiti che gli promettevano un milione, stipendiando quattro o cinque letterati non tutti famelici od abbietti, per muovere al trionfante maestro una guerra altrettanto ridicola che impotente.

Era qualche cosa tragica, fra loro, come un urlar lontano di lupi famelici, che a mandra lascino le steppe nevose, per addentrarsi ov'è speranza di preda. Grandi visioni li turbavano, inesplicabili visioni d'altri luoghi e d'altri tempi. La passione quasi taceva, innanzi al mistero di due anime congiunte da ineluttabile fatalit

Tratta con Lima, la sua balia, archivio de' nostri secreti amorosi, e con Lardone parasito, che oprino appo lei in che luogo ed ora possiamo ritrovarci insieme, acciò possa satollar questi occhi famelici della sua vista. E se pur questo mi negasse, che miri almeno nel mio volto l'opera del suo valore. Del che se tu mi compiaci, ti compiacerai poi d'avermi compiaciuto.

La suggestione è così potente, che i soldi fioccano: e basta restare un momento in osservazione, per vedere i pretesi famelici che si giocano i soldarelli a carachè, a test'arme, o li spendono in ghiottonerie e sigari lunghi un palmo. Ne ho visto uno che passava il virginia acceso al compagno, e correva appresso a una tedesca con la solita antifona.... Ho fame.... qui c'è il fornaio....

Ma mentre ascoltavamo l'estenuato borbottìo di preghiere del vecchio canale e lo scricchiolar dell'ossa dei palazzi moribondi sulle loro barbe di umida verdura, noi udimmo subitamente ruggire sotto le finestre gli automobili famelici.

Ecco nell'armeria, fra le labarde dei servi d'anticamera, una spadina a zuccotto, donata nientemeno che da un re, il quale non sapeva tenere la penna ad Utrecht. Ecco nella sala delle udienze un gran trono, velluto cremisi ed oro, per assidersi a dopo pranzo a giudicare, con diritto di vita e di morte, i vassalli famelici tutto l'anno.

Giovenale ci trasporta con le sue satire in quelle condizioni di Roma, preparate da Mario e consolidate dalla stirpe Giulia dopo la caduta della repubblica, in quella Roma, pantano sanguinoso, putrida palude morale, menzogna in tutto, dove ogni cosa era appestata, in quella Roma fisicamente e moralmente ammalata, tutta da comprare; dove patrizi e cittadini si affollavano famelici attorno ad un despota onnipotente, terribile come il fato; dove pensiero, parola, penna, erano avvinti in ceppi; dove unica libera era l'adulazione; dove non vi erano che idee servili, libidine di piacere ed una mostruosa prostituzione della natura; dove in quella folla lasciva e tormentata dalla volutt