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Aggiornato: 7 giugno 2025


EUFRANONE. «Chi poco ha, molto stima e molto teme». Ma voi sète informato dell'infortunio che ho patito nella robba, che non solo non ho da poter dar dote ad un par vostro ma meno ad un povero mio pari?

EUFRANONE. O Dio, a che sorte d'uomini ho dato in guardia la casa mia! DON FLAMINIO.... non pensandomi che la vostra iracondia avesse a terminar in atto sanguinoso.

EUFRANONE. Signor mio caro, io so ben quanto gli animi giovenili sieno volubili e leggieri e piú pieni di furore che di consiglio; e che subbito che gli montino i capricci in testa, si vogliono scapricciare, e passato quell'umore restano come si di ciò mai non ne fusse stata parola; e in un medesimo tempo amano e disamano una cosa medesima.

DON IGNAZIO. Prima, avendo io ingiuriato Eufranone, a me tocca la sodisfazione togliendo io la rimasta sorella, ed egli allor sará reintegrato nel suo onore.

DON IGNAZIO. Farò che si contentino. EUFRANONE. Fate che si contentino prima, e poi affettuaremo il matrimonio. DON IGNAZIO. L'amar mio non può patir tanto indugio; anzi mi maraviglio che dal giorno della festa come sia potuto restar vivo senza lei.

LECCARDO. Fratelli, di grazia, dopo che sarò morto sepellitemi in un magazin di vino, ché a quell'odore risusciterò ogni momento. BIRRI. Camina, forfante leccardo! LECCARDO. Forfante no, Leccardo . DON RODORIGO viceré della provincia, EUFRANONE, DON FLAMINIO.

Ce lo promisi, tenendo per fermo che a lei fusse impossibile tanta manifattura: s'affaticò tanto con le sue amiche che accommodò e Callidora. Or io, non potendo resistere a tanti prieghi, chiesi licenza a voi e ve la condussi. Or chi arebbe potuto pensare che indi avea a nascere la sua ventura? EUFRANONE. Chi può penetrar gli occulti segreti di Dio?

EUFRANONE. Lo dico ad effetto, ché forsi, non contentandosi del matrimonio, inventassero qualche modo per disturbarlo, onde venissi a perdere quel poco di onor che mi è rimasto. DON IGNAZIO. O Dio, quanta téma e quanto sospetto!

POLISENA. A Dio solo si dia la gloria, ché noi non siamo meritevoli di tanti favori per li nostri peccati. EUFRANONE. Moglie, va' e fa' quanto t'ho detto, ché io andrò a convitar per domani tutti i parenti e la nobiltá di Salerno. DON FLAMINIO. Io vo' far prima ogni sforzo se posso indurla ad amarmi; e quando non mi riuscirá, non mancará ricercarla per moglie.

EUFRANONE. Egli istesso; ha voluto partirsi da me se non gli la prometteva. POLISENA. Quando egli la vidde mai? EUFRANONE. Quel giorno che fu la festa in Palazzo. POLISENA. O somma bontá di Dio, quanto sei grande! e quanto sono secreti i termini per i quali camini, quando ti piace favorir i tuoi devoti!

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