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Aggiornato: 24 ottobre 2025


Ero come coloro che un morbo incurabile affligge: i quali, pur assistendo al progressivo dilatarsi del male, pur non nutrendo illusioni sul proprio stato e sulla propria sorte, stanno tuttavia attaccati alla vita perchè quel tenue filo ve li lega ed essi non trovano in il coraggio di spezzarlo. Appena restai solo in faccia alla realt

Il piccolo fantasma perverso era una emanazion diretta del mio odio; aveva contro di me la stessa inimicizia che io avevo contro di lui; era un nemico, un avversario col quale stavo per impegnare la lotta. Egli era la mia vittima ed io ero la sua. Ed io non potevo sfuggirgli, egli non poteva sfuggirmi. Eravamo ambedue chiusi in un cerchio d'acciaio.

No non ci andrò più, staremo sempre insieme, andremo in campagna; ho tante cose da dirti, non mi annoierò; una volta ero uno spensierato, ora invece penso; ti dirò cose che ti faranno ridere, perchè tu gi

Come più vivo sentii quel giorno il vuoto della sua partenza! Lo sentii con una acuta nostalgia di tutto il mio essere, con un sentimento crescente del nulla in cui vivevo, in cui ero sempre vissuta.

Poi, quand'io avevo finito, scoteva la sua nobile testa come chi rinviene da un fascino opprimente, e diceva sospirando: Ah! la vostra vita non è soltanto oziosa contemplazione, ma è la lotta, ed è anche la vittoria, poichè, dopo aver così giovane affrontati tanti pericoli, n'uscite buono e credente. Ero buono e credente davvero? Egli mostrava di crederlo: io lo contraddicevo.

Ha detto ella stessa così! ripetè il magistrato. -Ve ne stupite? È falso! rispose il principe. Da quanto tempo la conoscete? Da tre anni. Come? Ero amico dei suoi fratelli. Quando emigrò in Isvizzera veniste a trovarla? La soccorreste?... Vedete che sono bene informato! Ella stessa ha narrato queste cose. Prima la vedevate raramente; dall'aprile, dacchè passaste da Zurigo, foste insieme.

Lui mi salutava con la mano, levando il braccio nudo, sorridendomi. Ah, questo piccino malato, questo piccolo piccino pallido pallido, questa mia novella amicizia puerile! Tutto il giorno son rimasto a pensarvi. Dopo una settimana avevo finito. Ero contento; il ritratto m'era venuto somigliante non pure, quanto assai giusto di colore e d'intonazione.

Così pensavo allora, ed ero in buona fede, lo giuro. Su quell'incendio passarono tre anni; e passarono le scene di gelosia, sempre più rade da parte mia, sempre più frequenti da parte di lei; e passarono i rimproveri che mi spesseggiavano sopra per ogni nonnulla.

Tra il volto curvo e il grembo piegato, la sua voce ha una risonanza singolare, quasi argentina, simile a una nota d’infanzia; poi subito si rincupisce. Non mi potevo muovere quando mi sono svegliata. Ero tutta annodata. Perché? E chi piangeva? Vacilla e si tocca le tempie con le dita smarritamente. Ma se non fosse che la febbre? No, non ho più febbre. Non ne devo avere.

Aveva l'aria di doverci rimanere il resto de' suoi giorni; dacchè ero tornata, da tre giorni, non era più uscito. « Non esci a passeggiare, babbo? gli domandai. « No, mi rispose; fa un caldo orribile. «Che fare? Pure era necessario ch'io parlassi con Gualfardo da sola. « Babbo, ripresi. Io invece sento il bisogno di passeggiare questa sera.

Parola Del Giorno

quell'apparato

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