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Aggiornato: 24 ottobre 2025
Ero venuta da te con tanta gioia, ella continuò dolorosamente, con tanta ferma risoluzione di sollevarmi fino alla tua altezza e riuscire di esser degna del tuo nobile affetto. Ah, se allora, avessi saputo che tu avresti preteso da me l'impossibile, quel che nessuna volont
Sì: fui curato da lei tanto affettuosamente; ero in sua casa.... È un destino il mio che abbia sempre a trovarmi ferito vicino a donne belle!... Dal Pozzo sorrise.
Ero venuta per perdonarti.... Quante mamme avrebbero perdonato? Udendo quella voce, la solita voce buona di sua madre, Loredana s'avvicinò, si mise in ginocchio presso la poltrona, ricinse con le braccia il busto di Emma; e mentre le scendevan le lagrime silenziose per le gote, susurrò: Sì, mamma. Io ti voglio tanto e tanto bene....
Ero come pazzo, m'inginocchiavo a ridere e piangere, balzavo in piedi a pregare, sentendo Iddio infinito e me niente, stendevo dalle finestre le braccia verso il nero scoglio sovrano battuto dai lampi, gli dicevo con trionfante gioia di volermi bene ancora perchè ne tornavo degno. Parlavo così a voce alta e poi ridevo di me stesso, ridevo di esaltarmi per una persona di cui non conoscevo ancora il viso; ma era un ridere felice, pieno di fede, senza la menoma ironia. «There is hope, there is hope» ripetevo «vi è speranza.» E poi mi coprivo il viso colle mani, pensavo; e lei? e lei? Chi sa se aspetti anche lei, chi sa se abbia avuto sogni, presentimenti? Che viso, che nome avr
"Non mi ero fatto vivo da qualche settimana, e il signor duca di Francavilla gliene avr
Avevo ricercato il Lenzi, il Lostini e altri giovani compagni di studi, che furono lietissimi di vedermi entrare, dopo tanti anni di segregazione, nel turbine della vita sociale assieme con loro. Ero stato presentato in varie famiglie, frequentavo riunioni, feste, teatri.
« Ed un cuore capace d'amare..., continuò egli alzandosi dal piano e baciandomi lievemente la fronte senza abbandonar la mia mano. «Io feci un altro cenno come il primo. « E lei non mi vuol anche un po' di bene? Non pensa un poco a me? «Terzo cenno come sopra. «Ero timidissima e quella scena che non mi dispiaceva punto, mi confondeva. Tuttavia era ben vero ch'io lo credeva innamorato, e lo amavo.
Ella mi guardò meravigliata, e mi strinse la mano senza rispondermi. Aveva ragione di non rispondermi. Ero sciocco; non sapevo dir altro; cominciavo ad accorgermi d'essere monotono. Pensai tante buone cose da dirle; sognai di seguirla a Reggio, di vederla andare in iscena, e poi di proporle di fuggire con me in un piccolo casino svizzero lontano lontano, che mi pareva di vedere, e che era fatto come una pagoda chinese. E poi eravamo gi
Mi licenziò così. In altra circostanza, io non avrei lasciato senza risposta le sue troppo recise affermazioni; ma, in quel momento, che poteva importarmi di esse? Ero felice di sapermi sano, e sorridevo allegramente dei consigli di lui e della solenne seriet
Mi ce ne volle del tempo per farmi certo che non ero da meno del gran numero. E quando giunsi ad aver questa convinzione... era troppo tardi. Come sarebbe a dire? Ah! vedete, signora Laura.
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