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Aggiornato: 9 giugno 2025
Ero come pazzo, m'inginocchiavo a ridere e piangere, balzavo in piedi a pregare, sentendo Iddio infinito e me niente, stendevo dalle finestre le braccia verso il nero scoglio sovrano battuto dai lampi, gli dicevo con trionfante gioia di volermi bene ancora perchè ne tornavo degno. Parlavo così a voce alta e poi ridevo di me stesso, ridevo di esaltarmi per una persona di cui non conoscevo ancora il viso; ma era un ridere felice, pieno di fede, senza la menoma ironia. «There is hope, there is hope» ripetevo «vi è speranza.» E poi mi coprivo il viso colle mani, pensavo; e lei? e lei? Chi sa se aspetti anche lei, chi sa se abbia avuto sogni, presentimenti? Che viso, che nome avr
Questa stupida monotonia di giorni non è vita per l'anima mia e per i miei ventisette anni! L'altr'ieri ho passato la Gazzetta di Venezia, dal 14 febbraio ai primi di marzo, guardando i nomi dei morti.... Mio Dio, quale spaventoso presentimento! Non osavo, tremavo: ridevo, alzavo le spalle e me ne andavo... Non ho trovato N.° del 23 e 24 febbraio. Che dubbio! Ma perchè...?
Ma poi ne fui noiata.... "Era povero!... Eppure egli non m'ha insultata "Quando gliel dissi! Pianse; mi baciò il volto e il seno, "Quasi per ridestarvi l'amore, e disse: Almeno "Non odiarmi!..." Venia ogni giorno, recando "Cibi e fiaschi di vino. Io ridevo trincando; "Ed ei parea tornare dalla morte alla vita "Vedendomi gioconda.
E le mani di lei non si disgiungevano; le baciavo la bocca, gli occhi, i capelli, le spalle, il petto; caro amore, non avrebbe potuto avere più baci da me se fosse stata piena di vita. Se un sobbalzo del treno le faceva muovere il capo o i piedi, ridevo, fra i singhiozzi, di speranza e di gioia. Ma il suo povero viso diventava freddo, solenne; non gridai più, non feci che chiamarla teneramente.
Siate generoso con me; gli disse fissandolo quasi timidamente. Non insistete tanto per farvi amare; non mi tentate così. A voi il lasciarmi non costa nulla, ed io con voi, lo sento, arrischierei troppo, arrischierei tutto. Ero così tranquilla e stordita; ero così beata. Ridevo, ridevo sempre, e voi tornate a farmi diventar triste e a farmi pensare. No, mi secca; non voglio!.... Non voglio più voler bene; e se ne volessi a voi sarebbe una cosa seria; forse la più seria della mia vita, e terminerebbe coll'annoiarvi. Da bravo, marchese, ve ne prego, seguite un mio consiglio: presto la stagione sar
Gigi si fece raccontare anche il duello col piccolo conte della Jonchère; e Bruno raccontò, e rise. Poi si fermò: aveva udito sè stesso ridere. È strano! disse. Non ridevo più da dieci o dodici anni.
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