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dinanzi a noi pareva si` verace quivi intagliato in un atto soave, che non sembiava imagine che tace. Giurato si saria ch'el dicesse 'Ave!; perche' iv'era imaginata quella ch'ad aprir l'alto amor volse la chiave; e avea in atto impressa esta favella 'Ecce ancilla Dei', propriamente come figura in cera si suggella.

Sed ecce a punto Malfatto che torna. O Malfatto! MALFATTO. Me par sentir... Oh! è lo mastro. A , site lo ben venuto. PRUDENZIO. Et tu quoque. MALFATTO. E dove è lo coco, patrone? Io non lo vego. PRUDENZIO. Io dico, tu ancora. MALFATTO. Basta: tant'è. E voi dove sète stato, patrone? PRUDENZIO. Fui al bibliotecario e al loco gerente del Monarca, idest Governatore, ch'è nostro alumno.

Perchè non amo gli pseudonimi. Lo scrivere in tal modo mi parrebbe un lavorare alla macchia, per aspettare il giudizio del pubblico, pronti a scoprirsi e gridare: ecce, ad sum qui feci, se il lavoro piace, o a sconfessarlo, e a dir corna dell'autore, se quel lavoro è riuscito e giudicato un pasticcio. So bene che su questo argomento si possono dire molte cose pro e contro, e che uno pseudonimo, segnatamente nei giornali, può ammettersi come un nome di guerra. Tuttavia, letterariamente parlando, mi pare che la comodit

Hic nisi densa palus iuncis et harundine tordet, hic nisi stagnanti me Padus amne lavat. Advoco sic musas: pro musis ecce caterva insurgit culicum, meque per ora notat! Dum cantare paro fletu mihi lumen inundat, factaque per culices vulnera rore madent. Hic quoque noctivagae strident ululantque volucres, ac ventura nigrae damna minantur aves. Quid referam pulices, agili qui corpore saltant?

Vediamo un po' se i gentili siano più puliti. Chiamate Virgilio. Gli araldi gridano all'uscio: Vieni, Maron, poeta dei pagani, E insegna il catechismo ai cristiani. E Virgilio, coronato di cavoli, in figura giovanile, con bella toga ornata di ricami in carta gialla, avanza, e, facendo dignitoso saluto al duca di Svevia, sclama: Ecce polo dimissa solo.

La relazione finiva coll'invitare gli increduli a visitare il reporter stesso, il quale era uscito dal manicomio magro, pallido, sfigurato, che pareva un Ecce Homo. Non occorre dire che le rivelazioni dell'Herald provocarono una rigorosa inchiesta che pose fine agli abusi e ai mali trattamenti.

Non parlò, non fiatò; stese la mano con gesto di minaccia, come se avesse detto: «Me la pagherete!» E furiosamente partì. È impossibile descrivere la tremerella che assalse don Omobono. Fuori di per la paura, accompagnò il prelato incollerito fin sulla porta, e sprofondandosi in un inchino, balbettò sommessamente: Ecce....cellenza.... reve.... reverendissima!

Ver è che, d'uomo come statoa tronca di braccia e gambe, in que' legami resto, e cosí giacqui stretto in picciol conca. «Ah, Domine Deus, ecce nescio loqui, quia puer ego sum». HIEREMIAS. Chi fu la donna dissi cui calse gittarmi in terra nudo al vento e pioggia, onde 'l mio corpo di gran gelo n'alse?

Udendo l'enumerazione di questi supplizi orrendi, quello sciagurato non impallidì, non fece un segno che significasse terrore, o dolore, o stupore. Aperse il suo vestito, mise a nudo il suo petto, e con voce ferma, fissando gli occhi imperterriti in viso ai suoi giudici, ripetè le sue solite parole: «Ecce homoChe cos'era quest'uomo?

E, oltre a ciò, veggendo sopra questo monte il sole scacciatore delle tenebre eterne, e il quale è toglitore de' peccati, come noi di lui leggiamo: «Ecce agnus Dei, ecce qui tollit peccata mundi»; puote ancora maggiormente sperar salute, sospinto dalle parole d'Isaia, il quale dice: «Vobis, qui timetis Deum, orietur sol iustitiae». E perciò meritamente l'autore, conosciuto, dove era, esser valle di miseria, si sforza di partir di quella e di voler salire al monte, cioè alla dottrina della veritá, e a Colui il quale puote liberare ciascuno, che con affetto vuole, delle mani dello 'nferno.