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Aggiornato: 19 giugno 2025
Molta gente accorreva nel Duomo vecchio, per vedere il povero San Donato, il patrono della citt
Andò difilato in piazza del Duomo. L
«Nel traversare la Piazza del Duomo per tornare a casa mi trovai in faccia a Giorgio. «Se fossi stata più devota l'avrei creduta una grazia concessa dal cielo alla mia preghiera. Egli non riderebbe de' miei rimorsi, de' miei dolori. Era un'anima nobile, un amico.
FLAMMINIO. Io non posso. Va' lá, ch'io te ne prego. LELIA. Io andarò; ma... FLAMMINIO. Torna con la risposta, subito. Io andarò fino in duomo. LELIA. Com'io veggo el tempo, non mancarò. FLAMMINIO. Fabio, se tu fai questa cosa, buon per te! LELIA. A tempo si parte, ché ecco Pasquella che mi viene a trovare. PASQUELLA fante di Gherardo e LELIA da ragazzo detto FABIO.
Però a parte il mio amore per questi luoghi dove io son nato è certo che Morò-Casabianca è d'un interesse storico veramente prezioso. Basterebbe la sala dei quadri.... Stupenda da vero. Le due tele rappresentanti la battaglia di Bacile e la consacrazione del duomo di Venzone.... Stile purissimo di scuola belliniana.
Spinello non seppe resistere a tante preghiere, e fece promessa di trattenersi qualche tempo in Arezzo, per dipingere nel Duomo vecchio, secondo la richiesta dei massari, una Storia dei Magi. Ma dopo i massari del Duomo vennero quelli di San Francesco. La chiesa mancava affatto di affreschi, ed era quella una eccellente occasione per dar campo all'ingegno di Spinello Spinelli.
Mastro Jacopo quando egli lo raggiunse, non era ancora giunto all'angolo del Duomo. Il vecchio pittore diede una rapida occhiata a tutti quei fogli. Erano studi dal vero, o reminiscenze, motivi buttati l
E l'altro: Messer Oberto non parlò con noi? Si è spento l'incendio, per grazia della Vergine: perciò fu pubblicato un bando dal duomo di Saluzzo: con cui Ugo è scomunicato, sette volte sette, noi solo una.... ed è di troppo! Ma lodiamo Dio! sar
Proteso il gran corpo in avanti, radioso il volto, d’un bimbo gli occhi e il sorriso sotto le falde diritte del cappellaccio nero, mostrava con la destra trionfante il Duomo: il suo Duomo. Fusi in lui, nel momento felice, l’ambrosiano di razza e l’apostolo dell’Internazionale.
Tutto si può credere,-perchè il lavoro si fa in Duomo, sulle impalcature, dove il maestro non ha più voluto vedere nessuno di noi. Gatta ci cova! sentenziò Cristofano Granacci. Intanto eccolo pittore. E che lavoro è, quello che fa, il sornione? Un San Donato che ammazza il serpente con una benedizione; rispose Tuccio di Credi. Tu l'hai veduto?
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