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Aggiornato: 19 giugno 2025
Se un pittore, al quale un comittente, buon amico de' tempi andati, desse a ritrarre in tela una radunata di popolo nel principio del secolo XVI sulla piazza del duomo, si credesse, senza passare più in l
Tuccio di Credi si allontanò, per andare a raggiungere Spinello e messer Jacopo, che stavano in sagrestia a leticare coi massari del Duomo. Dico che stavano, ma potrei restringermi al singolare, poichè Spinello taceva, e mastro Jacopo sosteneva tutto il carico della conversazione con quei bisbetici messeri.
Quella sera, madonna Fiordalisa fu vista da lui nella luce modesta delle pareti domestiche. Dio santo, com'era bella! Due cotanti più bella delle altre volte, quando egli la vedeva in Duomo, agli uffizi divini, con gli occhi bassi e la testa e il collo gelosamente custoditi da un velo di seta bianca, assai largo, che le scendeva giù per le spalle.
Il Chiacchiera ebbe il mandato di parlare per tutti. La mattina vegnente, mastro Jacopo di Casentino, nell'escir di bottega per recarsi al Duomo vecchio, disse ai giovani, che stavano lavorando: Avete sentito? Ci ho allegrezze in famiglia, e voi siete invitati per domenica a mangiare il pan forte. Mastro Jacopo, a dirvela schietta, non ripeteva di buona voglia l'invito.
Per me questa sua gelosia era talmente nuova e deliziosa che me ne inebbriavo tacendo o lodando la bellezza e l'eleganza dell'altra. Se ne avvide subito e si finì col ridere ambedue di cuore sino a quando apparvero davanti a noi fra le nebbie dell'orizzonte e del fiume, in mezzo al piatto paese nudo, le torri colossali del Duomo di Colonia.
Fiordalisa era morta per i suoi cari; messer Giovanni da Cortona, chiamato al letto della vergine, aveva dato il triste responso. E morta appariva per tutti, e la compagnia della Misericordia era andata a prendere con gran pompa la bella salma, per chiuderla in un modesto avello, nel chiostro del Duomo vecchio. Ma Fiordalisa, come vi sar
Raccomandò il prezioso acquisto alle spalle d'un fattorino del libraio senza bottega, avviandolo alla contrada tale, casa tale, numero tale; e, sborsato il prezzo, entrò in duomo, probabilmente per farvi orazione: i maligni dicono, per pigliarvi il fresco.
Illuminata dal raggio mattutino della domenica, biancheggiava da alto la cupola del duomo. Con tocchi distinti, con un rombar grave, le campane festive chiamavano il popolo alla messa cantata. Di lontano risonavano i cantici della turba divota de' cristiani. E via via via, attraverso bivi e quadrivi veniva impetuosa la caccia: e da per tutto erano gridi, «to to to, ciuee ciuee!».
I vecchi canonici, piccini piccini sotto l'immenso Duomo, s'avviavano al pieno buio del coro. Le beghinelle, ipocrite per aver la sola et
Ci fu, dopo tante domande, alle quali il figliuolo aveva risposto per lo più con monosillabi, un lungo silenzio. Andiamo? disse a un tratto Giacomino. Andiamo rispose Daniele. Si alzarono, uscirono senza dir neppure una parola, e sempre silenziosi e meditabondi, attraversarono la piazza del Duomo.
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