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Se una scintilla dell'anima mia V'arse un istante, siatemi cortesi D'una lagrima. Ho qui dentro un'angoscia Che non ebbi giammai!... Oggi ho perduto L'illusione del mio primo amore! Un amore di fuoco, uno sfrenato Abbandono dei sensi!... Oggi colei, Che ieri ancor nei supremi deliri Mi chiamava il suo angelo, m'ha detto Che spento a un tratto si sentì nel coro Ogni disio di me!

Quel che piu` basso tra costor s'atterra, guardando in suso, e` Guiglielmo marchese, per cui e Alessandria e la sua guerra fa pianger Monferrato e Canavese>>. Purgatorio: Canto VIII Era gia` l'ora che volge il disio ai navicanti e 'ntenerisce il core lo di` c'han detto ai dolci amici addio; e che lo novo peregrin d'amore punge, se ode squilla di lontano che paia il giorno pianger che si more;

<<O santo padre, e spirito che vedi cio` che credesti si`, che tu vincesti ver' lo sepulcro piu` giovani piedi>>, comincia' io, <<tu vuo' ch'io manifesti la forma qui del pronto creder mio, e anche la cagion di lui chiedesti. E io rispondo: Io credo in uno Dio solo ed etterno, che tutto 'l ciel move, non moto, con amore e con disio;

E quel che mi convien ritrar testeso, non porto` voce mai, ne' scrisse incostro, ne' fu per fantasia gia` mai compreso; ch'io vidi e anche udi' parlar lo rostro, e sonar ne la voce e <<io>> e <<mio>>, quand'era nel concetto e 'noi' e 'nostro'. E comincio`: <<Per esser giusto e pio son io qui essaltato a quella gloria che non si lascia vincere a disio;

che, pentendo e perdonando, fora di vita uscimmo a Dio pacificati, che del disio di veder n’accora». E io: «Perché ne’ vostri visi guati, non riconosco alcun; ma s’a voi piace cosa ch’io possa, spiriti ben nati, voi dite, e io farò per quella pace che, dietro a’ piedi di fatta guida, di mondo in mondo cercar mi si face».

Ben m’accors’ io ch’elli era d’alte lode, però ch’a me venìa «Resurgi» e «Vinci» come a colui che non intende e ode. Ïo m’innamorava tanto quinci, che ’nfino a non fu alcuna cosa che mi legasse con dolci vinci. Forse la mia parola par troppo osa, posponendo il piacer de li occhi belli, ne’ quai mirando mio disio ha posa;

30 Non vede il sol tra questo e il polo austrino un giovene bello e prestante: Ruggiero ha nome, il qual da piccolino da me nutrito fu, ch'io sono Atlante. Disio d'onore e suo fiero destino l'han tratto in Francia dietro al re Agramante; ed io, che l'amai sempre più che figlio, lo cerco trar di Francia e di periglio.

<<Se voi venite dal giacer sicuri, e volete trovar la via piu` tosto, le vostre destre sien sempre di fori>>. Cosi` prego` 'l poeta, e si` risposto poco dinanzi a noi ne fu; per ch'io nel parlare avvisai l'altro nascosto, e volsi li occhi a li occhi al segnor mio: ond' elli m'assenti` con lieto cenno cio` che chiedea la vista del disio.

Tanto mi parver subiti e accorti e l'uno e l'altro coro a dicer <<Amme!>>, che ben mostrar disio d'i corpi morti: forse non pur per lor, ma per le mamme, per li padri e per li altri che fuor cari anzi che fosser sempiterne fiamme. Ed ecco intorno, di chiarezza pari, nascere un lustro sopra quel che v'era, per guisa d'orizzonte che rischiari.

e temo che non sia gia` si` smarrito, ch'io mi sia tardi al soccorso levata, per quel ch'i' ho di lui nel cielo udito. Or movi, e con la tua parola ornata e con cio` c'ha mestieri al suo campare l'aiuta, si` ch'i' ne sia consolata. I' son Beatrice che ti faccio andare; vegno del loco ove tornar disio; amor mi mosse, che mi fa parlare.