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Aggiornato: 1 giugno 2025


Eterno Redentor, tempra i disdegni, E di tua gran bont

Tu di flutti e d'abissi il tuo codardo Regno precidi, o ver di lidi avari Inciampo opponi periglioso e tardo; Ed ei co 'l foco dei tuoi falsi altari, Con l'onda tua nei suoi congegni occulta, Fa mari i monti, e fa montagne i mari. Che stai? Schiava a le tue leggi, sepulta Ne l'ira tua tu cadi; al tuo governo Egli si asside, e ai tuoi disdegni insulta Libero, invitto, onnipossente, eterno!

parla il Moro e mira il Turco in volto; Ed ei de l'ire sue fattosi accorto Dicea: qual d'uom che si disdegni, ascolto Le voci tue, ma ti disdegni a torto; Che dove il capitan fra 'l popol folto A l'opre militar porge conforto, Non fa vergogna altrui, s'aspro ragiona, Anzi co' biasmi a la vittoria sprona.

Ma perchè forse i tuoi mirabil vanti Quì lungamente d'ascoltar disdegni, Io reggendo il parlar come conviensi Cosa dirò, ch'ad ogni Re pertiensi. In Chiaramonte a la sacrata guerra S'unirò un tempo i più veraci Eroi; Ivi Francia, ivi Scozia, ivi Inghilterra, E l'alma Italia ivi sospinse i suoi.

«Io ero nel più bel paese del mondo, una spiaggia tutta frondosa e fiorita, dinanzi a un mare azzurro aleggiato da tepide brezze, veleggiato da candide ali. Un tempio marmoreo sorgeva dinanzi al mare, ed era dedicato alla Fortuna. Giorno e notte la gente vi traeva da ogni parte, per tentarla, e coloro che la mutevole Dea favoriva ne uscivano carichi d'oro, e quelli che osteggiava si precipitavano, ridotti alla miseria e alla disperazione, da altissime rupi sopra irte scogliere. Il tintinnio dell'oro scandeva le musiche echeggianti sotto le vôlte del tempio; creature di favolosa bellezza vi si aggiravano, affascinanti come sirene. La donna dalla cui vista rimasi abbagliato non era la più desiderata: altre si traevano dietro codazzi di spasimanti; ed io sentivo il bisogno di render conto a me stesso della mia scelta, pensando a quel che ci accade quando siamo dinanzi alla mostra d'un gioielliere. Anche se non abbiamo da comprar nulla, se fantastichiamo che qualcuno, un amico straricco e generoso, o lo stesso mercante, ci offra di portar via un oggetto di nostro gusto, noi non preferiamo il più vistoso, ma il più squisito. Come dire la squisitezza, la leggiadria, la grazia, l'incanto, il fascino di quella creatura? Mai ne avevo vista un'altra altrettanto espressiva. Il fervore della sua intima vita non si rivelava solamente dagli occhi profondi, mutevoli, languidi e sfavillanti, limpidi e tenebrosi, ma da ogni tratto del viso, da ogni atteggiamento della persona. La chioma bionda e ricciuta era tutta ardore, tutta capricci; le guance avvampavano come per baci che invisibili labbra vi stampassero o si sbiancavano come per parole mortali che ella sola udisse; nei fremiti delle sue proprie labbra, delle mobili nari, delle mani nervose, passavano baci, sorrisi, carezze, repulse, disdegni, meraviglie, desideri, cupidigie, tutti i moti d'un'anima sincera, tutti gli atteggiamenti d'una vita intensa. Era straniera, principessa, ricca a milioni; ma non sfoggiava la sua ricchezza: in mezzo a gente che ostentava il lusso più ricercato, era semplice, disadorna, quasi dimessa; ma nella sua semplicit

E rivolto de Turchi al cavaliero Ei così gli dicea lieto in sembianza: Che di' tu d'Ottoman? qual fa pensiero? De la nostra vittoria ha più speranza? Quei risponde: Ottoman superbo, altiero Ne i suoi disdegni e ne i furor s'avanza, E non sa sbigottir: ben la sua gente Sorpresa da timor fassi dolente.

Mentre riarsi il cor d'empi disdegni Son trasportati dal furore interno, E del valore uman varcando i segni Hanno le piaghe, hanno la morte a scherno, Dal colmo eccelso degli eterei regni Chinò l'eterno Dio lo sguardo eterno, Mirando in Rodi e fuggitivi e spenti, men de i vincitor l'arme possenti.

Parola Del Giorno

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