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Aggiornato: 25 giugno 2025
Chi era?... Forse nessuno; il colore della terra d’esilio, la musica dell’amore che passò; nulla, una striscia di fumo, la cenere d’una fiammata che morì... e troverete ancora di lei, nella coltre, una forcella dimenticata...
Io non so se ad uomo sia dato vivere secoli; lo dicono, ma non ci credo, comunque vive adesso in Italia un'uomo che pare anima romana dimenticata dalla morte: da questo un dì mosse un grido potente, che disse: a Roma. Gli furono addosso i nemici, e degli amici quelli, che si erano fatti della Patria una pentola per cocervi gli alimenti di casa.
E soggiunse Bardelli se non le dispiace, insieme alle sue congratulazioni pel discorso mandi anche le mie. Il discorso di Alberto! Quasi quasi Diana se n'era dimenticata; certo esso le pareva cosa di ben tenue importanza di fronte all'altro avvenimento che la empiva di giubilo. Nondimeno si accinse a scrivere, e scrivendo leggeva: «Deputato Alberto Varedo, Albergo di Santa Chiara. Roma.
Anche la giovinetta non l'aveva dimenticata: ma pure poteva piangere il padre.... Sembrava che la morte, questo grande mistero, esercitasse sopra di lei una specie di attrazione. Certo dessa vi guardava senza timore, fors'anche con desiderio. Don Francesco fissava severamente donna Livia, come se avesse voluto fulminarla col suo sguardo nero.
Tuttavia, quando il cavallo partì al trotto cadenzato, il dubbio scomparve e l'energia ebbe il sopravvento. Bisognava andare e soffrire fino all'ultimo; se l'anima esisteva, quell'anima aveva d'uopo di non sentirsi dimenticata per discendere serena nel sepolcro.
Ah! signore, se me lo ricordo; ve ne sono molti altri che non l'hanno dimenticata neppur essi. Sì,» rispose Sant'Aubert, «ed io sono uno di quelli. Dunque vi ricorderete d'una bella ed eccellente signora: dessa meritava una sorte migliore.» Sant'Aubert versò qualche lagrima. «Basta,» diss'egli con voce quasi soffocata, «basta, amico mio.»
Per me, le diceva costei, quel giovane non era colpevole.... Ho sempre desiderato che scappasse dalla sua prigione. Venisse qui, lo accoglierei a braccia aperte. Povero giovinetto! Eh che bel giovinetto! A tempo della condanna, pensai molto a lui, a tutti i ragguagli di quel processo.... Ora me n'ero, da anni e anni, dimenticata.... Però, un innocente, dover stare tanto tempo in prigione, dovervi morire... poichè il suo processo, fu detto, non ammettea revisione.... Ma che condizione terribile! Sentirsi senz'alcuna colpa, e dirsi: nessuno mi giustificher
Non l'avrebbe dimenticata, per avventura? Così pensando, si alzò e prese il rotolo per portarlo egli stesso. Due sere innanzi, se i lettori rammentano, egli era stato dalla marchesa, e aveva fatto giuramento di non rimettere il piede in sua casa. Ma gli parve che la cortesia dimandasse il sacrificio di quella sua prima e troppo asciutta deliberazione. Noblesse oblige.
Per chi è che tu m'hai dimenticata? chiese ella con voce stridente. Per Fathma! Ah! traditore! Si scagliò innanzi come una belva; aveva in mano un pugnale che alzò. Abd-el-Kerim; noi siamo soli e tu sei in mia mano!... Uccidimi se ti piace; io morrò più presto. No, sarebbe una morte troppo dolce. A me occorre una vendetta raffinata, una vendetta lenta, una vendetta terribile.
Il Priore, che gli aveva fatto quel tiro mancino nella sua sfida a Filippo Bertone, ridiventava il grande amico di prima. La ruggine era dimenticata a tal segno, che quella notte medesima (e potrei dire anche quella mattina, perchè le ore non erano gi
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