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Aggiornato: 12 maggio 2025


Gesuiti, e razza dei Gesuiti in convento o fuori, quanti sussurrano dentro gli orecchi delle generazioni: agire è cosa che fa sudare, patire forse può lodarsi, morire con le mani giunte baciando la mano del re, e più del sacerdote maestro e donno dei re, perfezione suprema; per bene comprendere questo importa meditare assiduo; vi ha cosa che si confaccia meglio alla meditazione quanto le tenebre; mira l'asino, e il cavallo; perchè macinino bene il grano, ovvero attingano l'acqua dai pozzi fa mestiere bendarli: lasciamo che altri comandi; noi reputiamo singolare benevolenza di Dio possedere un re, e meglio un sacerdote che c'insegnino quello che deva operarsi da noi: felicit

Io non so se da quell'opuscolo deva riuscire deliberazione pacifica di Congresso o risoluzione di guerra; non so se le due cose insieme; non so se unite, o l'una da , conseguiranno l'intento: ma giova che la proposta sia fatta, sia fatta fuori d'Italia, sia fatta da uomo riverente alla sede. Quello che più disturberebbe il buon esito, sarebbe un intenzione empia in impresa pia. Le apparenze stesse e i sospetti dell'odio o del disprezzo nocerebbero gravemente. Se gl'Italiani, irritanti dalla lunga stolta spietata tirannide di coloro che abusano il nome del Papa e di Cristo, movessero da soli a spodestare il principe; anco non commettendo atti indegni, parrebbero avventarsi a lui come a preda; farebbero sembrare non solo lui vittima, ma il Cardinale Antonelli e i fratelli suoi, martiri; tirerebbero sopra la detestazione de' fedeli lontani che ignorano le costui colpe, e par loro atto di fede il discrederle; ai nemici interni ed esterni offrirebbero atroce pretesto di scagliarsi contro noi, come contro crocifissori dell'Unto di Dio. sarebbe maraviglia vedere potentati acattolici per loro mire e per nuove brighe, che a un tratto trasmutano gli alleati in avversari e i rivali in amici, i potentati acattolici farsi vendicatori del Papa a fine di più avvilire il Papato e di comprimere le speranze di questa Italia importune. E gi

E girati gli occhi intorno a se, poichè non la scòrse, continuò: Infelice! A lei non resse il cuore di contemplare quello che io sono destinata a soffrire. Povera fanciulla! degna in tutto che il cielo le desse o un'altra anima, od un altro stato! Non so se io deva, o no, desiderare di rivederla; ma nel caso ch'io non la rivedessi, salutatemela caramente per me, e ditele che spero rivederla su in paradiso dove gli angioli sono tutti uguali, e traggono origine unica, santa, ed immediata dal Sommo Dio. Quando e si portò la mano al petto quando questo cuore avr

Te lo dirò; ma tu, come servitore in casa Cènci? Per ammazzare il Conte assassino di Annetta Riparella, la fanciulla di Vittana. Ed io per ammazzare domani un certo Marzio, il quale penso che deva essere un po' tuo parente. Me? Come hai indovinato giusto! Ma io l'ho detto sempre, che tu contieni più seme di un cocomero. E tu lo farai? Ho riscosso il prezzo; e tu sai la regola di sicario onorato.

Il giudice presidente o capitano era esso Lucio, il quale passò dunque in rassegna per iscegliere quelli che facessero al suo caso. Fanatici! utopisti! credono che il principe deva star alla rettitudine come l'infimo de' plebei e che sia un gran che la testa di un uomo, per quanto oscuro. Non fanno per me.

Giacomo con ghigno amaro soggiungeva: Comprendo bene che un uomo, quale mi sono io, incapace di provvedere alla sussistenza della propria famiglia, ceppo sterile, e roso dagl'insetti; che suda da tutti i pori la maledizione di Dio... inutile, insomma, o funesto, deva ispirare disprezzo... e comprendo ancora, e provo come il disprezzo uccida lo amore, e generi l'odio.

In vista di questi scopi, noi ti preghiamo di armonizzare l’una cosa e l’altra al solo bene, poichè i più saggi degli antichi giustamente credettero che tale deva essere il fine di tutte le virtù. Possa tu vivere sano e felice più a lungo che sia possibile, o fratello desideratissimo ed amatissimo». ⁴¹³ Iulian., 521, 11 sg.

Che mai non deva io vederla impazientirsiEgli ignorava che ella sapeva invocare Iddio.

Parrebbe a priori, che il soldato deva essere il pessimo di tutti i mariti. Abituato ad imporre e a subire una disciplina ferrea, vivendo sempre in un ambiente artificiale al di fuori della societ

Noi abbiamo bisogno di Roma, imperciocchè lo Spirito del passato trascorrendo sopra le nostre teste ci soffi un'aura di morte; e sembra a noi, che ci vada sobillando dentro gli orecchi dell'uomo fatale il concetto antico del popolo gallo nemico allo opere, e al sangue dei latini: al popolo romano nei delirii della potenza, adesso divisa, sostituirsi il popolo francese; l'aquila di Roma morì senza crede, e fu giusto: aquile, lioni od altri animali rapaci possono somministrare la insegna a cui intende condurre i popoli a reputarsi figliuoli di un medesimo padre. Dura continua nel mondo la fede nella forza, che regna sul diritto come su di un prigione fatto in guerra. Ciò che fu lusinga di cortigiano, la Francia imperiale si travaglia a ridurre in fatto; ed è, che verun popolo al mondo deva attentarsi a dare fuoco ad un cannone se essa non lo consenta. La Francia imperiale si perigliò nelle contrade rimote del Messico per ferire nel fianco l'America repubblicana, dacchè conosca non potere vivere sicura nel mondo finchè la Libert

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