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Aggiornato: 16 ottobre 2025
Benissimo, sì.... Il caldo.... Non so. Avevo bisogno d'aria. Che hai? Che hai? Non so.... Avevo bisogno d'aria. Lasciami andare. Qui, qui. La conduce presso la grande finestra. Spalanca le persiane. Chiaro di luna nella stanza. Siedi lì. Qui dell'aria ne hai quanto vuoi.... e fresca. Non senti freddo? No. Vuoi un po' di cognac? Le mette una mano sulla fronte, ai polsi.
Credi tu che gli spiriti dei defunti possano abbandonare le regioni dell'aria, e visitare il tetto che li aveva in vita, e confortare i dolori che hanno lasciato? Non mi dire di no. Anch'io ho sorriso molto tempo di questa credenza; oggi è la sola che mi sia cara, e m'affanno per arrestarla.
C. Perche quando nascono gli accidenti tanto estremi, non potendo supplire la parte da basso sola, il fuoco di sopra ritorna, & nel ritornar che fa, commuoue i confini dell'aria sopra, & come fuoco tira
Un nugolo di studentesse sull'omnibus a giardiniera ci fece venire le vampe della vergogna alla faccia. Come sono brutti! E non avevano torto. Il più bel giovine d'Italia, che esca da un reclusorio, spaventa. In pochi mesi il reclusorio te lo rende irriconoscibile. Eravamo giunti tre quarti d'ora prima del treno. Ne ero contentissimo. Era dell'aria fresca guadagnata.
Non era magro riprese il dottor Maggioli, ridendo anche lui. l'uomo che una mattina venne da me per consultarmi. Si lagnava di un male strano: aveva la sensazione di essere così leggero, che camminando gli sembrava di venir trasportato via dal movimento dell'aria più che dai piedi, quantunque il corpo obbedisse alla sua volont
Giungeva fioco il suono del pianoforte, e inintelligibile, aumentando la malinconia della luce, quasi cullando la sonnolenza dell'aria.
Il terrore fu breve... I due pellegrini dell'aria, dopo una discesa precipitosa di oltre mille metri, improvvisamente distesero le immense ali... e scherzando con leggerissimo volo intorno alla cupola del Duomo, ristettero abbracciati sulla testa dorata della Madonna... In quel punto il cannone della gran torre diede il secondo segnale, che annunziava l'apertura delle valvole!...
Il principe di Lavandall scostò Vitaliana, rinculando verso la porta del gabinetto. Lo aprì, uscì, lo chiuse a chiave dietro a lui, e trascinò Vitaliana in una stanza appartata. Voi avete dimandato, duchessa mormorò il principe a voce bassa: che fa egli dunque? Sì rispose Vitaliana, commossa dell'aria che prendeva il diplomatico russo. Ebbene, duchessa, vostro marito ruba.
Lucarino prese la parola: Ieri, al cader del giorno, noi traversavamo di volo gli spazii sovrastanti a quel monte gigantesco, sempre coperto di nevi, che si chiama il Gottardo. Essendoci di molto abbassati per sottrarci alle punture dell'aria rigidissima, giunsero al nostro orecchio dei suoni che parevano strida da pappagalli, misti ad ululati da jena.
Nei primi anni di matrimonio, quando il suo uomo era sulla montagna, stava sempre inquieta; poi quando lo vide tutte le volte ritornare con un bel gruzzolo di quattrini, non ci pensò più; ma diceva sempre che non avrebbe voluto che i suoi figliuoli facessero quel mestiere dove c'erano troppi pericoli; però il figlio maggiore avea voluto spesso seguire il padre nelle gite alpestri e difficili, innamorato anch'egli delle alte cime, e dell'aria frizzante della montagna che gli dava appetito e gli rinvigoriva i muscoli.
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