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Guai a chi avesse tolto un capello alla dea del suo culto! Il ferro del figlio d'Aspromonte avrebbe solcato il petto dell'insolente come una lama di fuoco.

Toccò a Mercurio seguitar l'impero de la placida Euterpe, a la cui voce s'empion l'alme di gioia e di diletto. S'accompagnò con l'alma dea di Cipri Erato bella, che ne l'alme inesta quel caro germe ch'è chiamato Amore; e Melpomene ascese al quarto lume, e la spera di lui tempra e rivolve col canto suo, ch'è pien d'ogni dolcezza.

<<Oh!>>, diss'io lui, <<or se' tu ancor morto?>>. Ed elli a me: <<Come 'l mio corpo stea nel mondo su`, nulla scienza porto. Cotal vantaggio ha questa Tolomea, che spesse volte l'anima ci cade innanzi ch'Atropos mossa le dea. E perche' tu piu` volentier mi rade le 'nvetriate lagrime dal volto, sappie che, tosto che l'anima trade

Non può essere più antica di ben tre ore l'amicizia vostra. Forse è la Dea che ci ha salvati e tutti ci ha radunati qui? Sire, è mortale ma è mia per immortale provvidenza. Io la scelsi allorchè più non potevo chieder consiglio al padre mio, pure credea di averne ancora uno. Ella è figlia di quel ben noto duca di Milano di cui spesso ho udito, senza pure averlo visto prima.

Marchesa Polissena, e voi passavate per la Dea delle ultime mode, nella citt

L'olivo è stato, fino dai tempi più remoti, il simbolo di sentimenti nobili e virtuosi. I Greci antichi pretendevano di averlo avuto da Minerva, dea della saviezza, e non ne permettevano la coltivazione che a persone onorevoli e della più specchiata probit

Solo con lei!... Mille pensieri si aggiravano in quell'istante nella sua mente. Egli pensava, guardando le pareti di quella sala così sontuosa, quanto avrebbero potuto raccontare se avessero avuto la favella. Quante protestazioni d'amore avranno udito, quante bugie dorate, quanta eloquenza sprecata, quanti baci derubati o permessi! E poi innalzava alla marchesa uno sguardo timido e fuggevole e un'immensa amarezza gli riempiva il cuore. Oh! quanto avrebbe bramato allora essere un giovane ricolmo di tutti i beni della fortuna, coperto di tutti gli orgogli, come tanti ve n'erano che lo meritavano meno di lui, per poter con la testa alta, il sorriso sulle labbra, l'occhio illuminato dalla speranza, tentare la sua sorte ai piedi della dea! E così?..... S'egli, il giovane tollerato solamente in quella superba societ

Dove n’andò quella virtù severa, virtù più bastionata ancora del vostro castello, virtù che si lasciava ammirare, adorare eziandio, ma sempre fuori del tratto della balestra? Come lungi da quel tempo! E per che, poi, e per chi? Per qual filiera di ravvedimenti, la dea, crudele co’ buoni, è giunta a farsi pietosa co’ tristi? Ahi, cuore umano! ahi, cuore della migliore tra le donne!

Per voler trovare ora su questo capo un luogo dove immaginare la valle e il palazzo della melodiosa dea Circe, è necessario pensare alla piattaforma stessa di San Felice o a questo gradevole e ameno declivio.

A questo proposito ricordo di aver veduto questo spettacolo: un cocomeraro aveva inalberato sul suo banco un grande tricolore, sopra il quale era dipinta la dea dei cocomeri nei suoi tre colori naturali; con la scritta in trasparenza: Natura mi diè questi colori. Lo spiritoso cocomeraro faceva un degno richiamo!