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Aggiornato: 3 giugno 2025
Il mio avere scritto come io ho saputo, non toglie il poter dire a un altro, che meglio ciò creda di scrivere che io non ho fatto; anzi forse, se io in parte alcuna ho errato, darò materia altrui di scrivere, per dire il vero, del nostro Dante, ove infino a qui niuno truovo averlo fatto. Ma la mia fatica non è ancora alla sua fine.
E però ti dixi che l'affecto moveva lo 'ntellecto, quasi dicendo: Io voglio amare, però che 'l cibo di che io mi notrico si è l'amore. Alora lo 'ntellecto, sentendosi svegliare da l'affecto, si leva, quasi dica: Se tu vuoli amare, io ti darò bene quello che tu possa amare. E subbito si leva, speculando la dignitá de l'anima, e la indegnitá nella quale è venuta per la colpa sua.
Dall'una parte sta la fame e dall'altra la forca; e l'una e l'altra mi spaventano e mi minacciano. La fame uccide subbito, la forca ci vuol tempo a venire: la forca è una mala cosa, mi strangolará che non mangiarò piú mai; alla fame darò un perpetuo bando e mi prometto dovizia di tutte le cose.
Hai sentito? mi bisbiglia Filippo, mentre siamo in cammino per ritornarcene al Giardinetto. La spada è arma più elegante. Caro! te la darò io, l'eleganza! Ma come c'è cascato bene! come ci son cascati tutti! E bisogna darne merito al commendator Matteini, con quella sua scoperta degli spari, che a te, m'immagino, sar
Quando vi darò il programma del terzo partito voi vedrete che la differenza tra i due capi politici dell'Italia non è poi un abisso. Non consiste che nella differenza del punto di appoggio, cui Ratazzi cerca unicamente all'interno, ed il conte di Cavour domanda all'Europa.
ATTILIO. Se tu non vuoi esser mio medico, sarò io tuo. Ti darò un recipe di venti pugna sul mustaccio e di trenta calci nelle reni. TRINCA. No, no. ATTILIO. So che con due parole tu puoi far miracoli. TRINCA. Non son negromante, che fo miracoli con le parole.
Marone si stupì molto di trovar lì il suo ortolano, prese la lettera che questi gli porse, la lesse, meditò un poco, poi disse: Da qui a mezz'ora passate da me, dove io abito, e vi darò una risposta da portare al signor Nicolazzo. Poi si volse allo speziale domandandogli la pigione. Matteo comprese che non aveva più nulla da far lì e tolse licenza.
E come si fa ora?... oh, Vergine santa!... Il furbo si stringeva nelle spalle, sporgeva il labbro inferiore: e' non lo sapeva.... no, davvero non lo sapeva.... l'affare era brutto assai.... E quando l'ebbe impaurita a dovere, disse dimenando il capo: Via.... forse.... si può accomodare ogni cosa. E come? Datemele, le darò a Castrenze, egli le rimetter
Hai una carta da 1000 anche tu? Come è vero Dio! Ebbene paga coi tuoi adesso. Appena avrò spezzato ti darò la mia parte. Parola? Parola da uomo. GIULIA alla signora Lablanche. A lei, signora Lablanche. Grazie. Dove posso scrivere la ricevuta? GIULIA guardando i mobili sguarniti. Non c'è più nulla qui. L
Ella se ferma in su l'uscio. Anderò da lei e le darò speranza di Lidio suo perché è d'avere ormai compassione della poveretta. FULVIA, FESSENIO servo, SAMIA serva. FULVIA. Guarda, Fessenio mio, se io sgraziata sono! ché, in loco di Lidio, trovai questa bestia di mio marito, col quale mi son però salvata. FESSENIO. Tutto ho visto. Tirati piú drento, ché altri in questi panni non ti veda.
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