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Il guasto dei poderi della corona in Caltagirone, si scorge da un privilegio in favore di quella citt

«Sarfeïa, colla corona in mano, provoca alcune vili cortigiane, e vince il premio offerto alla lubricit

Il sole, fino a quel momento coperto dalla nuvole, trasparì in cotesto luogo oscuro da una finestra alta, e recinse con un raggio languido di autunno il seno e la faccia di Beatrice. I capelli di oro sparsi per le spalle della vergine, e rimasti irti, ed attorti sopra la fronte di lei riflettendo quel raggio, la fasciarono intorno con la corona luminosa, colla quale, costumiamo effigiare la immagine della Madre di Cristo. Mirabile caso, che dimostrò come la Provvidenza incominciasse a ricovrare la travagliata sotto il manto della sua misericordia; imperciocchè nei capelli, adoperati in quel giorno per arnese dell'osceno martirio. incominciasse ad apparire un segno manifesto della prossima sua divinit

Questa era una pascolatrice d’agnelli, nata nella casa di poverissima gente; nulla sapeva, tranne che recitare il Rosario. Camminando per l’alta erba davanti alla sua mandria bianca, faceva passare i granelli della Corona fra le sue dita scure come ghiande.

Pio non aspirò il fumo del sangue della scellerata strage che va distinta col nome di notte di San Bartolommeo; ma l'ammannì, la eccitò, la ordinò, sul punto di morire la toccava con le mani; di fatti quando il Cardinale nipote fu spedito in Francia per frastornare le nozze di Margherita col re di Navarra, Carlo IX tale si aperse con lui: «dirvi tutto non possiamo, ma in breve conoscerete a prova come non vi abbia cosa che valga a confermare la religione nostra in Francia, e a disperdere i nostri nemici quanto queste nozze... voi ve ne chiarirete fra poco: io voglio punire questi malvagi felloni facendoli tagliare tutti a pezzi, o non essere re, perdendo affatto la corona; e facendo questo obbedirò a Pio stesso, il quale mi eccita ad ogni momento di promovere in simile guisa l'onore di Dio, e quello della mia corona.... credete in me, anco un po' di pazienza, e il Santo Padre sar

80 Il conte d'Arindelia è quel c'ha messo in mar quella barchetta che s'affonda. Vedi il marchese di Barclei; e appresso di Marchia il conte e il conte di Ritmonda: il primo porta in bianco un monte fesso, l'altro la palma, il terzo un pin ne l'onda. Quel di Dorsezia è conte, e quel d'Antona, che l'uno ha il carro, e l'altro la corona.

Forse così muoiono i fiori sotto l'umidore delle rugiade, dopo che il sole li essiccò nella lunga giornata, Persino quella ultima, acuta voglia di una bianca corona virginale sulla bara non rimaneva più che come la estrema luce del suo olocausto.

Volevano uno Stato e una corona, volevano cioè armi, soldati, pubblicani, birri, ergastoli, forche, carnefice e un popolo da mugnere, scorticare e impiccare, e il tutto a maggior gloria di Dio e della sua santissima religione.

Ho finalmente veduto due santi, che vuol dire idioti o pazzi, poichè qui, come in tutta l'Affrica settentrionale, è venerato come santo colui al quale Dio, in segno di predilezione, ha tolto la ragione per ritenerla prigioniera nel cielo. Il primo era davanti a una bottega, sulla strada principale. Lo vidi da lontano e mi fermai. Sapevo che ai santi tutto è lecito, e non volevo espormi a ricevere una legnata tra capo e collo come il signor Sourdeau, console di Francia, o uno sputo nel viso come il signor Drummond Hay. Ma l'interprete che m'accompagnava mi spinse innanzi dicendomi: Vada franco; i santi di Tangeri han messo testa a partito dopo che le Legazioni fecero dare degli esempi sonori, e in ogni caso gli arabi stessi le servirebbero di scudo, per impedire al santo di compromettersi. Allora passai davanti a quello spauracchio, osservandolo attentamente. Era un vecchio, tutto faccia e tutto pancia, coi capelli bianchi lunghissimi, una barbaccia che gli scendeva fin sul petto, una corona di carta intorno alla fronte, un mantello rosso sbrandellato sulle spalle e in mano una piccola lancia colla punta dorata. Stava seduto in terra, colle gambe incrociate e le spalle al muro, guardando con aria annoiata la gente che passava. Mi soffermai: mi guardò. Ci siamo pensai ora lavora la lancia. Ma la lancia ebbe giudizio, e fui anzi meravigliato dell'espressione tranquilla e intelligente di quegli occhi e d'un risolino astuto che vi brillava dentro, come se volesse dire: Tu aspetti ch'io ti dia addosso, eh? A esser minchioni! Era certamente uno di quegli impostori che, sani di mente, si fingono pazzi per godere i privilegi della santit

Mi è apparsa la bella figura di Manfredi, biondo, ricciuto, sui campi di Benevento, quale Dante lo vide, con una doppia ferita alla fronte ed al petto, mormorante mestamente: «I' son Manfredi, Nipote di Costanza imperatrice». Lasciai errare lo sguardo sul mare ricco di memorie e lo rivolsi laggiù dove giace la bella Sicilia, dove sorge, in mezzo a giardini sempre in fiore, sulla spiaggia più amena del mondo, quel castello di Palermo nel quale visse Federigo e da dove era partito per la Germania; pensai al duomo di quella stessa Palermo, a quell'oscura cappella, dove riposano, dentro ai loro sarcofaghi di porfido rosso, Enrico VI, Federigo e le due Costanze, rappresentati con la corona in testa e con la dalmatica di seta, il cui orlo è ornato da iscrizioni saracene.