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Aggiornato: 4 giugno 2025
Io non so ben ridir com’ i’ v’intrai, tant’ era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto, l
Lo ’mperador del doloroso regno da mezzo ’l petto uscia fuor de la ghiaccia; e più con un gigante io mi convegno, che i giganti non fan con le sue braccia: vedi oggimai quant’ esser dee quel tutto ch’a così fatta parte si confaccia. S’el fu sì bel com’ elli è ora brutto, e contra ’l suo fattore alzò le ciglia, ben dee da lui procedere ogne lutto.
Sì com’ io fui, com’ io dovëa, seco, dissemi: «Frate, perché non t’attenti a domandarmi omai venendo meco?». Come a color che troppo reverenti dinanzi a suo maggior parlando sono, che non traggon la voce viva ai denti, avvenne a me, che sanza intero suono incominciai: «Madonna, mia bisogna voi conoscete, e ciò ch’ad essa è buono».
Io non so ben ridir com’ i’ v’intrai, tant’ era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto, l
vedrai come a costui convien che vada da l’un, quando a colui da l’altro fianco, se lo ’ntelletto tuo ben chiaro bada». «Certo, maestro mio,» diss’ io, «unquanco non vid’ io chiaro sì com’ io discerno l
per te si veggia come la vegg’ io, grata m’è più; e anco quest’ ho caro perché ’l discerni rimirando in Dio. Fatto m’hai lieto, e così mi fa chiaro, poi che, parlando, a dubitar m’hai mosso com’ esser può, di dolce seme, amaro». Questo io a lui; ed elli a me: «S’io posso mostrarti un vero, a quel che tu dimandi terrai lo viso come tien lo dosso.
E venni a te così com’ ella volse: d’inanzi a quella fiera ti levai che del bel monte il corto andar ti tolse. Dunque: che è? perché, perché restai, perché tanta vilt
L. dipartita, corretto col Laur. Comincia il XXVIII Capitolo Chi poria mai pur com parole sciolte Dicier del sangue e delle piaghe a pieno Ch'io ora vidi, per narrar più volte?
Se lodando di voi quel che palese di fuor si mostra a le più strane genti, rare bellezze e disusati accenti, degne parole a ciò mi son contese: com' esser vi potr
Non fate com’ agnel che lascia il latte de la sua madre, e semplice e lascivo seco medesmo a suo piacer combatte!». Così Beatrice a me com’ ïo scrivo; poi si rivolse tutta disïante a quella parte ove ’l mondo è più vivo. Lo suo tacere e ’l trasmutar sembiante puoser silenzio al mio cupido ingegno, che gi
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