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D'altronde, dapertutto, per dire di lei, non la si nomina che come Chérie: il suo nome è ripetuto spesso, nei colloqui dei giovanotti alla moda, massime fra quelli più intelligenti e più veri amatori delle donne: anche le signore, talvolta, parlano di lei, ma quando sono sole e di sfuggita. Ella non firma che Chérie i suoi biglietti mancanti di ortografia, ma non mancanti di grazia.

A vent'anni la Laura venne fidanzata ad un giovane napoletano impiegato al telegrafo. Ci furono due mesi di agitazione insolita in casa. Gli apparrecchi pel corredo, i doni nuziali, i disegni d'avvenire, ed un po' il rincrescimento della separazione, perchè lo sposo doveva essere traslocato a Milano, occupavano straordinariamente le fanciulle. Poi c'erano le visite dello sposo, le sue tenerezze, i rossori espressivi della giovinetta, i loro colloqui a mezza voce. Vicenzino faceva la parte di vecchio parente; provvedeva a tutto, assisteva a quelle visite; pensava alle carte, alla richiesta al municipio, alle pubblicazioni, a tutto. Ma in quei giorni era triste e nervoso, e la sua alta missione di carit

Il suo medico era un amico, un olandese, a cui il conte Alberico non celava le sue miserie. Ebbero anzi parecchi colloqui su questo soggetto, non senza profitto. Il conte raddoppiò di poi il suo affetto per la moglie. Egli fu indulgente; ella cessò di cacciare nelle riserve arciducali. L'accordo si stabilì sur un equilibrio di gherminelle permesse al marito e di gherminelle tollerate nella moglie, come una necessit

Montoni non parlava più d'andare ad Udolfo, e non era in casa se non quando vi si trovavano il conte ed Orsino. Si notò qualche freddezza tra lui e Cavignì, sebbene quest'ultimo abitasse sempre nel palazzo. Emilia s'avvide che lo zio si rinchiudea spesso nelle sue stanze con Orsino per ore intiere, e qualunque fosse il tema de' loro colloqui, convien dire che fosse interessantissimo, perchè Montoni trascurava fin la sua passione favorita pel giuoco, e passava la notte in casa. Eravi qualcosa di misterioso nelle visite d'Orsino; Emilia n'era più inquieta che sorpresa, avendo involontariamente scoperto ciò ch'egli si sforzava di nascondere. Montoni, dopo le visite dell'amico, era talfiata più pensieroso del solito; tal altra, le sue profonde meditazioni l'allontanavano da quanto lo circondava, e spandevano sulla di lui fisonomia un'alterazione tale da renderla terribile. Altre volte i di lui occhi sfavillavano, e tutta l'energia dell'animo suo parea prendere maggior vigore nell'idea d'una sorpresa formidabile. Emilia cercava di seguire con interesse i di lui mutamenti, ma si guardò bene dal far conoscere l'esito delle sue osservazioni alla zia, la quale non vedeva ne' modi strani del marito se non la conseguenza d'una ordinaria severit

Ma poi, dopo quel baccano d'un giorno, non ci furono altri divertimenti a Santo Fiore; gli abitanti del piccolo villaggio potevano offrire a Maria un elemento ai colloqui piacevoli e alle possibili famigliarit

Parla adunque! L'Erminia vedete... Ebbene? È innamorata. Oh bello! Ma di chi? Oh mio Dio, non avete mai notate le infinite cure che le usa il signor Flavio nostro maestro di disegno; non li avete mai sorpresi in dolci colloqui, non mai osservato com'essa si confonde allorquando le parlate di lui e come la sua mano trema sul disegno quando Flavio si ferma a contemplarla?

Giacomo, da quella prima sera, non lasciava più in pace la Cammilla: la cercava, le correva dietro per le scale, la seguiva negli andirivieni degli stanzoni del fondaco. Avevano insieme lunghi colloqui, fra le botti d'aringhe e i barili d'olio.

³⁴⁸ Liban., 579, 5. ³⁴⁹ Idem, 580, 10 sg. E, in altro luogo, Libanio esce in questa eloquente apostrofe agli dei, interessante anche perchè ci rivela di quali e di quante illusioni si pascesse lo spirito del partito ellenista che circondava Giuliano, e perchè ci si sente l’eco degli infervorati colloqui che egli avr

Il duca di Balbek fece a Morella tre visite. Ebbe con lei tre lunghi colloqui ove la sua esaltazione, un po' teatrale da prima, aveva finito per pigliar le proporzioni della demenza. Morella non l'incoraggiò, ma lo disperò facendogli leggere i biglietti che il principe di Lavandall le scriveva, tre volte al , dichiarandole che l'amava... a credito illimitato!

Fu l'unica parola profondamente disperata che le uscì di bocca, in quello strano duetto. Ma, adesso, i loro scarsi e rari colloqui diventavano penosi; vi aleggiava una tristezza infinita, i loro volti erano distratti e assorbiti, un soffio di gelo chiudeva la coppia amorosa. Amorosa? Niuna parola d'amore, più. Ella, a poco a poco, gli scriveva meno. Egli se ne lagnò: Perchè mi scrivi così poco?