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Aggiornato: 2 giugno 2025
S'apre l'uscio a destra e Landolfo entra per primo, subito inchinandosi, entrano poi Donna Matilde col manto e la corona ducale, come nel primo atto e il Dottore con la tonaca di Abate di Cluny; Enrico IV è fra loro, in abito regale; entrano infine Ordulfo e Arialdo. E io vi domando, come potrei essere astuto, se poi mi credono caparbio... Dottore. Ma no, che caparbio, per carit
I legati dunque che papa Gregorio mandava a Roberto Guiscardo ed al principe di Salerno erano Alberada, camuffata della cocolla di frate, sì che pareva giovanissimo novizio, e l'abate Ugone di Cluny, entrambi incaricati di missione diversa.
I baroni, che intorno a lei avevano fatto cerchio, al vedere così angelica creatura stupefatti traggono indietro, e l'abate di Cluny sclama maravigliato: Alberada! la ripudiata consorte di Guiscardo!
Il quale pur morto, successe un terzo, Leone IX, eletto in Germania, che passando a Cluny, s'abboccò con Ildebrando, trasselo seco a Roma, dove per consiglio di lui si fece rieleggere canonicamente.
Ah! « sclama Gregorio mordendosi le labbra e convellendosi nella persona per reprimersi » tu dunque gliene davi il consiglio? Ben facesti, Alberada, concubina del priore di Lacedonia, ben facesti. Appartatevi dunque; e tu abate di Cluny, fa perchè si rechi qui il castellano della Mole d'Adriano. I due legati escono, ed il camerario introduce Gisulfo principe di Salerno.
E la colpa è vostra, della vostra storditezza, fantastico abate di Cluny. E così parlando, gli occhi fissava sopra Alberada, che, tutta celata nel cappuccio a gote, si rannicchiava per tema di non essere scoperta da Gisulfo, capace di trascorrere a qualche violenza, ubbriaco come trovavasi. Costui però non ristava dallo strepitare: Non è vero, non è mica vero; io non so nulla di codeste storie.
La ragione, scusino, può essere anche nel fatto che gli fu annunziata soltanto la visita della duchessa Adelaide e dell'Abate di Cluny. Trovandosi davanti un terzo, che non gli era stato annunziato, subito la diffidenza... Belcredi. Ecco, benissimo, la diffidenza gli fece vedere in me un nemico: Pietro Damiani! Ma se è intestata, che l'abbia riconosciuta... Donna Matilde. Su questo non c'è dubbio!
In effetti vi giunsero contemporaneamente all'abate di Cluny, quando il misero Gisulfo, che in lui vedeva spegnersi l'ultima facella della dominazione longobarda in Italia, usciva dal castello de' padri suoi con la desolata sua famiglia, nudo, la testa china, senza sapere dove la sera avrebbe riposato il capo, senza speranza di una crosta di pane pel domani.
Ai due lati di questo semicerchio, nella parte interna, sedevano i signori laici e gli oratori delle corti straniere. Nel centro, sotto l'elevato seggio del papa, quattro segretari; ed il pontefice di rimpetto a tutti, nel mezzo, con due prelati dietro per trasmettere i suoi comandi. L'abate Ugone di Cluny riceveva alla porta i brevi di credenza di coloro che si presentavano al concilio.
Eliseo! voi dunque, ser priore, non avete mai studiato nella Georgica di Virgilio: Dulce ridentem Lalagen amabo, Dulce loquentem? Alberada è stata strozzata come il cappone del vassallo a San Martino. A proposito, messer abate, chiede Baccelardo ad Ugone di Cluny, non sarebbero esse vere le parole di monsignore arcivescovo?
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