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Aggiornato: 10 giugno 2025
Tutti e tre sedevano al solito tavolino, di faccia al ritratto del Rossini; bevevan la cioccolata, offerta dal Brinda, preparata da Ghita, e c'inzuppavano i gustosi biscottini, che manipolavano per il maestro le oblate di Santa Maria Maddalena de' Pazzi, nella cui chiesa egli aveva suonato l'organo per tanti anni.
E tornava a sorbire la cioccolata, che le malinconiche riflessioni non gli facevano parer meno buona. Fu suonato il campanello; poi la vecchia governante, ex-musicista, ex-comprimaria, che sapeva a mente tutta la Serva Padrona del Pergolese, entrò nel salotto, senza bussare alla porta, e annunziò al maestro che due donne domandavano di parlargli.
Cioè, col critico più acuto dell'ex-regno delle Due Sicilie, rispose l'altro, senza scomporsi. E avvicinatosi al quadro, accompagnando le proprie parole con gesti sobrii e compassati, riprese: Prima di tutto, questa lava è di cioccolata; come réclame nelle scatole del Suchard sarebbe impagabile. Poi, il cielo è oleografico e le nuvole sono di bambagia. Toccale, e vedrai che si sfilaccicano.
Io son venuto a trovarvi colla speranza di ottenere una grazia, ma una grazia di tal natura, che son certo mi perdonerete di essere venuto per questo motivo. Un servo entrò, recando la guantiera colle tazze di cioccolata e coi biscottini, e servì la principessa, e i due signori. Oh squisita! esclamò il giudice processante, dopo ch'ebbe intinto un biscottino nella sua tazza.
Il Vicario andò nella stanza dell'uffizio; si adagiò gravemente nel seggiolone, di cui la spalliera gli sopravanzava la testa un palmo avvantaggiato, e subito diè di piglio al campanello. Quasi nel punto stesso, da diversi lati si apersero due porte; da una entrò la moglie Carmina con la cioccolata e i biscotti; dall'altra il Bargello con Marzio ammanettato, e coperto col mantello rosso.
Berta, senza scomporsi, eseguì in silenzio questi molteplici comandi l'un dopo l'altro e con un'ammirabile precisione; e un quarto d'ora dopo, la marchesa, avvolta in un'ampia veste da camera rosa tutta coperta di trine, era seduta in una poltrona con una tazza di cioccolata tra le mani, illuminata dal sole ch'entrava dalle finestre, solo difese dalle cortine di seta che coprivano i vetri, e riceveva da Larose la risposta del cavaliere, il quale le prometteva di venire all'istante.
Fece un breve studio sull'orario delle corse e vide che, partendo la mattina col battello delle sei da Cadenabbia, poteva essere a Lugano per le nove e di ritorno al Castelletto sull'imbrunire. Prese con sè una valigietta in cui pose un libro, un pezzo di pane e una tavoletta di cioccolata, ma si accorse di non aver denaro: nè volle chiederlo alla mamma.
Se non che, quando apprese, appena giunta in campagna, che la villetta vicina era affittata al conte Fabiano Traldi di San Pietro, scattò improvvisamente. Nicoletta scendeva dallo studio di suo padre, dove aveva udito la discorsa sulla vita e i miracoli del conte Fabiano, e s'avviava a pian terreno, nella sala da pranzo, per sorbire la cioccolata.
L'altro vasetto e le due tazze, chi sa perchè?, erano riusciti meno belli; poche iridi, poche venature di oro rosso cangianti, e larghe chiazze di color cioccolata, e di grigio sporco. Cardello stette lunghe ore quasi in adorazione davanti al mirabile vasetto.
Di cioccolata? domandò Filippo ridendo. No, un bel bambino vivo, disse Loredana. Filippo, che gi
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