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Aggiornato: 13 giugno 2025
«Sire Dio! non ne sostengo la vista;» grida Carlo, che dal sommo della collina chiamata la Pietra del Roseto contemplava la strage; «l'asta, scudieri... il mio cavallo... qui, presto, alla riscossa!» «Bel cugino,» ritenendolo esclama guido da Monforte «sta saldo per San Martino, lascia ch'ei vinca anche un quarto d'ora, e poi la vittoria è nostra...» «Io non sopporto...»
Sentite, in questo non so dar torto al duca.... Volevate ch'ei si lasciasse offendere impunemente e sopportasse d'essere così vilmente giuocato?... Avreste voi perdonato a quelle donne, che vi tendevano si perfidi lacci.... che vi volevano disonorata ed estinta? Se io vi dicessi, conto, che non provai sdegno contro chi mi odiava senza ragione non me lo credereste. Io tutto crederei, signora.
Era egli riuscito in quest'opera?... Anche una volta dal cielo delle memorie la sua attenzione rivolgevasi al circostante spettacolo. Le prime fiamme splendevano, aurate nell'ultimo crepuscolo, sulle rive e sulle pendici della Savoia; il fanale d'un battello, come una punta infocata, solcava le acque. Andarsene, fuggire, sparire: solo così egli avrebbe potuto evitare a lei ed a sè stesso altre pene. Di fuggire egli era stato tentato, quando il turbamento che lo vinceva anche a scorgerla da lontano gli diceva che fuoco lo avrebbe investito se l'avesse conosciuta da presso. E rammentava le lettere scritte in quei giorni per annunziar la partenza: lettere dove la tristezza della rinunzia a un'adorazione ch'ei presentiva formidabile si mascherava, si sfogava in accuse alla volgarit
Terminata per altro quella festa, se il Gritti e il Visconti non seppero dimenticarsi di lui, egli ben presto si dimenticò di loro, chè non poteva passare neppure un istante ch'ei non pensasse a Valenzia.
Oh fra i più strazïanti umani affanni Quello di non perversa alma che rea Ad un tratto si tiene, ove sciagure Piovon non tanto sulla sua cervice, Quanto sulle cervici de' suoi cari E dell'intera patria sua, ch'ei vede Agonizzar, nè può recarle aïta! E più quando quell'alma, in suoi terrori Disamata s'estima, e disamata Da tal cuor ch'era suo! da tal diletto Cuor, che per sempre ei scorge ora perduto! Così da lunge qua e l
Come addivien se fuor del campo ondoso Spigne delfin mar travagliato e vento, Ch'ei si dibatte sul terren sabbioso, Poi languendo riman sì come spento; Ma se passando peregrin pietoso Lo rende a l'acque amate, in un momento Terge le belle squamme e si ravviva, E salta lunge da l'odiosa riva;
Ne va preso il conte, preso ne va, preso e ben guardato: non lo prendon come ladro, né per uom ch'abbia ammazzato; ma una giovin che tornava da Sant'Jacopo ha sforzato: dormir seco non gli basta, ch'ei la cede a un suo creato.
ond'elli: <<Or ti conforta; ch'ei convene ch'i' solva il mio dovere anzi ch'i' mova: giustizia vuole e pieta` mi ritene>>. Colui che mai non vide cosa nova produsse esto visibile parlare, novello a noi perche' qui non si trova. Mentr'io mi dilettava di guardare l'imagini di tante umilitadi, e per lo fabbro loro a veder care,
È noto il marmo della chiesa di Salerno, dato il 1260, pubblicato dal Summonte, e trascritto dal Gregorio, Bibl. arag., tom. I, pag. 249, dal quale si hanno i titoli di Giovanni di Procida, e ch'ei facesse costruire quel porto.
Tuttavia Giulio fu Papa animoso, e di spiriti eccelsi così che, nota il Machiavello, se prima di lui non vi era barone romano, per piccolo ch'ei fosse, il quale si peritasse a sfidare la potest
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