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Aggiornato: 13 giugno 2025
Si alzò, e poichè si vide dinanzi il cembalo, andò a sedersi alla tastiera, su cui non metteva le dita da parecchi mesi, e accesi i torchietti, si fece a suonare quella stessa musica che vide squadernata sul leggio. La era una mazurka, ed egli suonò la mazurka; poi diede di mano ad un altro quaderno, e suonò quel che c'era, dalla prima all'ultima nota, senza nemmanco badare al genere del pezzo.
S'alzò e con passo calmo e lento uscì dalla stanza. Traversò le lunghe sale, la galleria, i corritoi ed entrò nella sala verde. S'assise al cembalo, ed accompagnandosi, cantò la canzone di Weber. La sua voce non sembrava quasi più di questa terra. Dopo un istante, tutta la sala era impregnata di quegli accenti.... Nell'uscire trovò Paolo.
Non c'è! non c'è! ripetevano tutti e due, di tanto in tanto, desolati, soprassedendo alle loro ricerche. Arrivarono alla stanza in cui era il cembalo. Come sempre, il vecchio fece correr le dita per alcuni istanti sulla tastiera. A' suoni, che ne uscivano, i due vecchi provavano un fremito, ricordando sempre più la figliuola tanto amata.
Ogni dubbio era scomparso oramai. Dalla penombra del cembalo dove si era posto vidi sorgere in Lui un desiderio soave di comunione che aveva qualche cosa di toccante nella maschia fierezza di quell'anima. Pensai allora: Una donna Emma od un'altra verr
Canta la Morati, con una vocina da soprano che innamora, e un buon gusto, poi, un buon gusto... E la Roccanera! Quella fa bene ogni cosa; canta, e si accompagna sul cembalo in un modo!..... Gli occhi della signora Argellani si rabbuiarono, al ricordo di quel nome di donna.
Egli sapeva dire, come sempre, al momento opportuno le parole più penetranti. A un tratto mi chiese: Fate conto di portare questa musica a Parigi? Ebbi un momento di confusione durante il quale dai tasti del cembalo gemettero le patetiche battute della canzone antica, ma ripresi subito: Occorre forse?
L'ex-baritono uscì in breve dalla sua beata fantasticheria, si pose al cembalo senza dir parola, e dopo alcuni accordi di preludio, intonò con voce stentorea la romanza del Trovatore. «Che voce! esclamava ogni tratto Antonio, chinando il capo sul mento e guardandomi sott'occhi, che voce! benissimo! benissimo! Sai qual'è la disgrazia dei nostri teatri? aggiunse quando l'altro ebbe finito.
È lei!... è lei! gridò Agatina, e tenendo per mano il cieco entrò di nuovo nella stanza, che era ormai quasi all'oscuro. Le parve vedere un'ombra bianca dinanzi al cembalo. Era Antonietta in una vesticciola leggera, coi suoi copiosi capelli biondi sciolti sugli omeri. I vecchi erano rimasti sulla soglia. Agatina aveva trattenuto il cieco dall'andare più oltre.
Qualcheduno dei passeggieri radunati nella sala di prima classe, si dilettava a suonare il cembalo, e le gaie battute di un valzer giungevano fino agli orecchi di Guido. Ma quali pensieri danzavano nella sua mente, al suono di quella musica? Tristi pensieri; danza turbinosa. Dov'era in quel momento Luisa? Egli non ne aveva più chiesto al Giacomo: ma certo ella era sulla via di Firenze.
»Ad un tratto ella si alza passa dinanzi al cembalo in punta di piedi, e, accennando a noi di continuare la nostra musica, esce pian piano dalla sala. »Mia madre lo seppi più tardi scendeva in giardino per sorprendere la cameriera, la quale era entrata col guattero nella serra dei limoni...
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