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Aggiornato: 13 giugno 2025
Alessio allora andò in cucina dove l'Orsola stava preparando certe conserve di suo gusto ed io mi posi al cembalo. Da quanto tempo non me ne occupavo più! Le cartelle di musica si trovavano in un grande disordine. Non sono mai stata una esecutrice di molto valore, avendo piuttosto disposizione per il canto che per la musica, ma conoscevo abbastanza bene gli spartiti di Porpora e di Scarlatti.
Cadeva il giorno abbreviato da una nebbia umida e densa. Non reggendo più a ricamare nella luce incerta della finestra mi alzai per mettere a posto il lavoro e trovandomi accanto al cembalo mi posi a riordinare la musica, così, automaticamente, forse per sfuggire un'intima sensazione di imbarazzo. Egli aveva certo un progetto nella sua mente perchè mi si avvicinò col volto torbido e chiuso.
Nei giorni in cui si udiva il cembalo di Guglielmo, ella che amava istintivamente la musica, si appoggiava contro l'uscio della sua camera e vi restava immobile, a bocca aperta, finchè i suoni cessavano. Per lei egli era come dotato di una sopranaturale potenza, sembrandole sovrumani i concenti che faceva uscire dal suo pianoforte.
Passava spesso intere giornate senza uscire di casa e non lo si udiva nemmeno dalle stanze adiacenti, mentre talvolta invece il cembalo gemeva e s'infuriava sotto alle sue dita inspirate e tutta la casa era riempita dalla musica sonora, triste possente, ora bellissima, ora solamente strana, delle sue composizioni.
Al padre pareva sorgesse dalla tomba.... e preso da indicibile terrore si tenne con tutta forza al cembalo. Il suo presentimento si avverava: egli non temeva più le apparizioni, ma sapeva che qualcosa lo attendeva. Ora sentiva un'orribile paura, e non vedeva fantasmi. La voce sorgeva, sorgeva, e si faceva più forte.
Non usciva quasi più di casa, quelli che gli avevano data della musica da copiare l'aspettavano inutilmente, mentre invece il cembalo si udiva più spesso e pareva fosse toccato sotto l'impulso di una inspirazione novella.
La marchesa Ginevra aveva un ingegno vivissimo e colto sopra tutte le altre. Trattava con garbo la matita, e il cembalo con agile maestria. Parlava con una voce melodiosa quasi tutte le lingue d'Europa, l'italiana e la francese, la spagnuola, l'inglese e la tedesca, di guisa che poteva leggere nel loro testo, il Petrarca, il Byron, il Goethe, l'Hugo e Garcilasso de la Vega.
È lei!... è lei!... disse a un tratto, e lasciando la mano del cieco si precipitò nella stanza. Ma al cembalo non vi era più alcuno. Conformandosi a' consigli ricevuti dai medici, Antonietta si era nascosta, appena aveva udito che la sua povera mamma si avvicinava.
Lo trovò una sera in quest'ultima fase, completamente abbattuto. Se ne stava al cembalo con la testa tra le mani ed i gomiti appoggiati alla tastiera in un'attitudine d'istupidimento morale. Non si mosse punto udendo qualcuno entrare, e non fu che dopo aver fatto uso alternativamente delle preghiere e delle minaccie, come si fa coi fanciulli, che si potè udire il suono della sua voce.
Prima di coricarsi, ella si assise al cembalo magnetico e scorrendo colle dita sovra la tastiera di avorio, parlò alla sorella d'amore. Vegli, o Speranza? Veglio. Finalmente le rose diedero fragranza, ma le spine sono cresciute. Narrami la storia del tuo cuore io chino l'orecchio sul cembalo per udire il melodioso canto della vergine innamorata.
Parola Del Giorno
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