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Aggiornato: 12 giugno 2025


Eh, tu sei galantuomo, Maldura; sei un buon camerata.... e l'abbiam fatta insieme la maladetta vita. Ma .... hai potuto scavare quel che mi preme? L'ho fatto cantare quel dannato secondino; e, se non fallo, la porta è quella l

Oh, come lungi ancor le radïose battaglie del lavoro, fra canti di fanciulli e aulir di rose sboccianti a l’albe d’oro!... Quante vittime ancor lungo la via irta di sassi e spine, ne la guerra inugual, ne l’agonia tremenda e senza fine de la fatica che non ha conforto, de la scarsa mercede, del duro pane!... O Camerata morto, dormi, ne la tua fede.

Lascia andar questi discorsi adesso; c'è ben altro a pensare.... Io non ho che un quarto d'ora, o poco più, da poterti star vicino... È stato il Maldura, un mio camerata che, messo qui di guardia, m'ha lasciato fare il tiro.... Oh ti conterò tutto: ma prima, dimmi: dov'è la mamma Teresa? lo sai.... E lei? il mio angelo custode?....

Tra tutti i condannati della quinta camerata preferiva don Davide. Il sacerdote nel camiciotto del recluso gli faceva sanguinare l'anima. Non gli pareva giusto che un uomo di «talento», come diceva lui, fosse in prigione per avere del «talento». Don Davide si soffiava il naso sovente a Finalborgo. Aveva preso un raffreddore che gli era divenuto cronico.

Nella quinta camerata entrammo il 27 giugno 1898. È al primo piano. Vi si sale curvando la testa nel buco di un enorme cancello di ferro, la cui porticina è aperta e chiusa a chiave a ogni passaggio di forzati e di reclusi da un cerbero negli abiti di guardia carceraria. Col piede nell'antiporto che mette nell'intimit

Perchè, malgrado la gentilezza e la squisitezza d'animo, il Federici, era il compagno più difficile della camerata. Non si sapeva mai da che parte pigliarlo.

Risposi essermi trovato anch'io nella camerata; avere per conseguenza cognizione del fatto e del suo autore; ma non volere per nissun conto denunziare chicchessia. Gli occhi di Don Giuseppe schizzarono fiamme; Raimondo li teneva come prima abbassati al suolo. Se non che all'improvviso Eugenio S... entrò in quella camera.

E tornava attaccar la bocca alla mezzina, poi ne offriva al soldato con rozzo garbo, dicendogli: To', camerata, tirane un sorso, chè il vino sbandisce le malinconie». Quegli prendeva la brocca, ne gustava, o almeno vi poneva le labbra, e, rendendogliela, Dunque vuol dire che se tu trovassi da vivere altrimenti, lo faresti, eh? Se lo farei? e di che voglia!

Tutto ciò aveva acceso, come fiamma che divampi all'improvviso, la mente e il sangue del nonzoletto di Crodarossa, che nascosto negli anditi bui della camerata, si metteva a gridare, a bassa voce, con l'amico di Trieste, "Viva l'Italia!" senza però far seguire, il "per Dio!" che aggiungeva quell'altro, come protesta e come rinforzo.

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