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Aggiornato: 23 giugno 2025
Bruno si mise il piccolo indice dritto attraverso le labbra. Non sta bene domandare queste cose! dichiarò sottovoce. Io non domando per curiosit
Mutò d'abito, si vestì di bianco. La colazione fu rapida. Nicla non parlava, e Bruno scoperse più volte su di sè gli sguardi di lei, che gli dicevano un sentimento, una felicit
Gli serbava gratitudine per quella medesima esistenza disordinata che aveva fatto di lui, Bruno, un uomo, quando gli altri eran fanciulli, che gli aveva dato la precocit
Entriamo nei corrales, i grandi recinti dentro i quali si chiudono i cavalli selvaggi per gettar loro il lazo. Un bel puledro è stato afferrato col laccio alle gambe e al collo. Sei gauchos saltati di sella tentano di tenerlo fermo, tirando le corde. Il cavallo rantolante per la gola serrata s'impenna, impunta le gambe appaiate dai lacci e trascina a tratti gli uomini con un moto pauroso del collo. Il domatore, un giovane bruno i cui lineamenti tradiscono il sangue indiano, vestito nel tradizionale costume della pampa, la camiciola ricamata e il chirip
Esse si posavano sul volto bruno dell'ammalata, dai pomelli arrossati, mentre ella dormiva, gittata in quei torpori profondi che sono il preludio della morte: il figliuolo invano le scacciava con un ventaglio, esse ritornavano a posarsi su quelle labbra semiaperte da cui sfuggiva breve, rôco, rantoloso, il respiro.
E allontanato Bruno, si alzò voltando le spalle a Elia. I miei omaggi al signor conte! disse questi. Domani sera sarò qui, verso le otto. Adesso facciamo un'altra battaglia, pregò Bruno. No, no, rispose Fabiano, di battaglie ne ho abbastanza per oggi. Che brava gente! pensò Elia Polacco andandosene e richiudendo l'uscio. Nè padre nè figlio non mi hanno degnato d'uno sguardo!
Domandaglielo! rispose, malamente impressionata. Le piace la mia mamma? interrogò Bruno, guardando fisso innanzi a sè. Nicla dovette stupirsi di nuovo. Ecco Bruno che dava del lei, freddo e contegnoso, a quel signore che gli piaceva poco! Sì, rispose Duccio. È una bella e gentile signora.
Tu mi ami, non come una sorella; come una donna.... Arrossì, tacque ancora; si fece forza nuovamente, e soggiunse: Tu vorresti che io fossi la tua amante. Bruno scosse il capo, ma non osò negare in altro modo.
Il parroco, don Ottaviano, uomo bruno e segaligno, era propriamente cugino dell'esiliato, e capo della prima famiglia del paese. Ora, dopo tre giorni, la fortezza di Capua si chiuse e le comunicazioni fra Napoli e la Terra di Lavoro furono interrotte.
Brevi giorni di gioia, che saranno stati dieci, che saranno stati venti in un anno: gli altri, Bruno se li doveva sbarcare da solo, ora coi domestici, ora con un maestro che insegnava tutto ma non interrogava mai, ora con le donnine del babbo. Disponeva della propria giornata a piacere, comparendo un po' dovunque e cercando d'esser vicino a suo padre.
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